Malta, tra i dieci paesi al mondo più soggetti a carenza idrica, nei prossimi 80 anni sarà destinata a perdere circa il 16% del volume delle acque sotterranee, le stesse che ad oggi forniscono quasi la metà dell’acqua potabile presente sull’arcipelago.
Lo stato insulare è da sempre attento ad affrontare la scarsa disponibilità di acqua naturale a causa della sua posizione geografica, il clima mediterraneo caratterizzato da bassi livelli di precipitazioni e temperature elevate, a cui, soprattutto negli ultimi anni, si è aggiunta una sempre maggiore densità della popolazione che aumenta il fabbisogno giornaliero di acqua per uso civile.
Recenti studi condotti da scienziati delle Università della Calabria e di Malta, coordinati dal Prof. Aaron Micallef e finanziati dalla Commissione Europea, dall’Università di Malta e dalla Helmholtz European Partnering Initiative, hanno mostrato che, a causa dei cambiamenti climatici, le risorse idriche maltesi subiranno una riduzione di circa il 16% del volume delle acque sotterranee e la penetrazione di acqua proveniente dal mare all’interno delle falde andrebbero a ridurre la qualità complessiva delle risorse idriche sotterranee che forniscono circa la metà dell’acqua potabile disponibile sull’isola.
I modelli geologici tridimensionali utilizzati per effettuare gli studi hanno mostrato che le principali cause che condurranno agli effetti prospettati dagli scienziati sono principalmente la riduzione delle precipitazioni, l’aumento del fabbisogno di acqua e l’innalzamento del livello del mare che, però, pare abbia un peso marginale rispetto ai primi due fattori.
Tra le cause secondo i dati rilevati dallo studio, la domanda di acqua incide maggiormente sulla riduzione del volume delle acque sotterranee.
Questo studio arriva in un periodo molto delicato che focalizza l’attenzione non solo dei leader mondiali ma anche dell’opinione pubblica sui cambiamenti climatici e sull’azioni da intraprendere per una svolta verso scelte ambientali più consapevoli e ridurre gli sprechi.