Sebbene già nel 2018 la Corte di Giustizia imponeva lo stop per la pratica della cattura dal vivo dei fringuelli selvatici, Malta ha comunque continuato la caccia giustificandone la necessità per fini scientifici, portando proprio la CGUE a citare nel 2021 l’arcipelago per violazione del divieto.
Mentre si attende l’udienza programmata per giovedì per capire quale decisione avrà preso Bruxelles, tale deroga ha portato a quello che BirdLife ha definito un «abuso dilagante» e, attraverso un comunicato ufficiale, ha fatto sapere di aver consegnato alla Corte un rapporto che inchioderebbe oltre 2.600 siti di cattura mascherati da esercizi per la “ricerca scientifica”, alcuni dei quali regolarmente registrati presso la Wild Birds Regulator Unit (WBRU) mentre altri totalmente abusivi, che opererebbero in condizioni di totale illegalità.
Un fascicolo colmo di prove video raccolte durante l’ultima stagione venatoria autunnale che, secondo il responsabile della conservazione di BirdLife Malta Nicholas Barbara, dimostrerebbe come almeno 51.400 fringuelli (circa il 65% dei volatili atterrati sui siti di cattura), siano stati imprigionati e tenuti in cattività senza mai più trovare la libertà.
Numeri tragicamente accompagnati dalla scarsità di esemplari andati incontro all’inanellamento – solo 30 di quelli provenienti dall’estero – che hanno portato l’Ong a definire la deroga emanata da Malta come «una cortina di fumo per la cattura illegale nonché un omicidio ingiustificato che non è riuscito a produrre alcun dato scientifico».
Un destino segnato quello dei fringuelli che scelgono di fermarsi sull’arcipelago in quanto – prosegue il comunicato – anche nel caso in cui venissero liberati, le probabilità di incappare in una nuova trappola rimarrebbero altissime, contribuendo inoltre a mettere in pericolo la salvaguardia della specie da un ulteriore declino.
Effetti disastrosi per questa abrogazione che, ricorda BirdLife, negli ultimi anni avrebbe favorito il commercio illegale di fringuelli, molti dei quali introdotti clandestinamente dalla Sicilia per essere utilizzati come esche vive in un ciclo crudele e insostenibile.