All’esterno degli uffici della Malta Developers Association (MDA), venerdì mattina, sono comparse delle bare e diversi attivisti travestiti da “tristo mietitore” (personificazione della morte) per evidenziare come politici, autorità e costruttori stiano «seppellendo il nostro Paese sotto una sfrenata cementificazione». Il tutto in vista della protesta nazionale che avrà luogo a fine mese nella capitale.
Attraverso delle bare a rappresentare la qualità della vita, dell’ambiente e della salute dei cittadini, i “tristi mietitori” con dei cartelli ad indicare costruttori ed istituzioni, hanno chiesto che il benessere della natura e delle persone diventi la priorità rispetto ai profitti destinati ai pochi.
Gli attivisti hanno sottolineato come i regolamenti edilizi attualmente in vigore a Malta consentano alle imprese di «costruire il più possibile, senza rispetto per niente e nessuno», compreso erigere dei complessi su terreni fuori dalle aree di sviluppo (ODZ), come il cosiddetto “allevamento di pecore” nella valle protetta a Bidnija, oppure massicci blocchi di appartamenti commerciali nelle cittadine, come quelli di Joseph Portelli a Qala e a Sannat, ed anche edifici commerciali in aree residenziali, come gli hotel di Michael Stivala a Gzira e Sliema ed il “mostruoso” progetto di db Group a Pembroke.
«Regolamenti come la politica di adeguamento del limite di altezza per gli hotel, quella rurale e l’allegato 2 del DC15, tra le altre, hanno avuto un impatto devastante sulle nostre città, paesi e campagne» si legge nel comunicato diffuso da Moviment Graffitti.
Una situazione disperata, che sembrerebbe persino peggiorare visto che da poche settimane è entrato in vigore un Avviso Legale che consente la regolarizzazione dell’abusivismo edilizio su aree fuori dalle zone di sviluppo, portando gli attivisti ad affermare: «Queste politiche di pianificazione disfunzionali sono amministrate da autorità “marce” impegnate a stendere il tappeto rosso ai costruttori e ignorando le suppliche delle Ong e dei residenti, così come le leggi del nostro Paese».
Sempre i manifestanti hanno poi puntato il dito contro le singole istituzioni responsabili del continuo degrado ambientale che sta subendo il Paese, elencandole una ad una, e descrivendone le rispettive “colpe”, ad iniziare dall’Autorità per l’ambiente e le risorse (ERA) l’istituzione creata per proteggere l’ambiente delle isole maltesi, ma in realtà «impegnata a piegarsi all’avidità dei costruttori invece di adempiere al suo ruolo di protezione ambientale. Ciò è evidente nella recente approvazione del progetto Hili Group a Comino».
E poi la Soprintendenza ai Beni Culturali (SCH) rea di «approvare progetti che distruggono il patrimonio nazionale e di non opporsi all’ondata di distruzione degli edifici posti sotto protezione storico-culturale».
La Lands Authority «gestisce il suolo pubblico per il bene delle grandi imprese invece che per quello della gente. Due esempi recenti sono la vendita a prezzo stracciato di un terreno a Mellieha a dei costruttori, ed il trasferimento di un’area soggetta a vicolo pubblico a St. Julian’s per un atroce progetto che rimpiazzerà Villa Rosa».
Si passa poi alla Planning Authority (PA), «una macchina per il rilascio dei permessi di sviluppo che ignora i bisogni delle comunità e dell’ambiente quando in realtà dovrebbe un’istituzione che si occupa della pianificazione e regolamentazione».
Infine, il Planning Tribunal (EPRT), dove vengono esaminati i ricorsi presentati contro le decisioni dell’ERA e della PA: «un’istituzione farsesca priva di indipendenza e competenza».
«Stiamo affrontando una situazione ambientale che sta rapidamente peggiorando a causa dell’avidità, pertanto abbiamo bisogno di un cambio di rotta radicale, non parole vuote e cambiamenti estetici» hanno concluso gli attivisti, invitando il pubblico ad unirsi alla protesta nazionale “Xebbajtuna! Bidla fl-Ambjent u l-Ippjanar ISSA!” voluta da otto Ong ambientaliste, che avrà luogo sabato 27 maggio alle ore 10:30 a Valletta.