Sono stati fatti sbarcare da una motovedetta delle AFM i 64 migranti a bordo della Alan Kurdi, imbarcazione della Ong Sea Eye, soccorsi il 3 aprile scorso al largo della Libia e da allora al centro dell’ennesima controversia diplomatica: andranno in Germania, Francia, Portogallo e Lussemburgo.
Nessuno di loro quindi resterà a Malta, come evidenziato dal premier maltese Joseph Muscat, il quale ha rimarcato ancora una volta la necessità di un coinvolgimento più ampio ed effettivo da parte degli altri Paesi membri dell’Unione Europea.
Un copione grossomodo già visto: la nave di una Ong soccorre una barca in difficoltà, rimpallo di responsabilità per quanto riguarda l’assegnazione di un “porto sicuro”, impasse diplomatico, ed infine accordo ad hoc tra “Paesi volenterosi”.
A differenza degli altri casi però, la posizione del governo maltese è stata particolarmente ferma nel non aderire alla redistribuzione dei migranti e negare l’ingresso in porto all’imbarcazione, probabilmente anche in virtù delle vicine elezioni europee, concedendo infine il solo appoggio logistico prima del ricollocamento.
Una decisione che, come riportato dal MaltaToday, si pone come una sorta di terza via “del dialogo e del buon senso” all’interno dell’aspro dibattito tra porti aperti e porti chiusi.
Il premier maltese ha poi attaccato l’ipocrisia di quanti «vogliono farci credere di essere dei santi su temi come l’aborto», ma dimenticano di provare un minimo di compassione per i migranti: «Stiamo parlando della stessa vita umana, e non posso più accettare l’ipocrisia dei due pesi e due misure».
E intanto, mentre si dibatte sull’opportunità o meno di ritenere la Libia un “porto sicuro”, l’offensiva militare del Generale Haftar è ormai a pochi chilometri dal centro di Tripoli.