Dopo l’apertura alla legalizzazione della cannabis, Malta potrebbe affrontare un altro tema controverso.
Un disegno di legge che propone la depenalizzazione dell’aborto è stato presentato in Parlamento dalla deputata indipendente Marlene Farrugia: è una iniziativa destinata a suscitare un interesse anche dall’estero perché Malta è l’unico Paese dell’Unione europea nel quale l’aborto è proibito.
Secondo il codice penale maltese chi interrompe la gravidanza o aiuti a compiere un aborto, può essere condannato da 18 mesi a tre anni di prigione, anche se i procedimenti penali sono rari.
Tuttavia, secondo uno studio realizzato nel Regno Unito, si stima che nel 2020 circa 400 donne maltesi si siano recate all’estero per interrompere la gravidanza e che quasi 200 donne ogni anno acquistino on line la pillola abortiva.
Nella sua proposta la Farrugia chiede l’annullamento sia dell’articolo 241 – che vieta di “procurare un aborto spontaneo” e prevede una pena detentiva fino a tre anni – sia dell’articolo 242, che prevede che chiunque assista all’aborto sia punito per omicidio intenzionale o lesioni personali intenzionali.
Il disegno di legge suggerisce che questi articoli siano sostituiti con una reclusione di 10 anni per chiunque effettui un aborto forzato e non consensuale.
L’obiettivo della Farrugia è fare in modo che nessuna donna sia penalizzata per aver cercato di tutelare la propria salute.
«Sappiamo tutti – ha dichiarato la parlamentare indipendente – che la salvaguardia dei diritti delle donne non passa attraverso la minaccia di metterle in prigione».
La Farrugia ha infine sostenuto che il diritto alla vita sarebbe tutelato solo assicurando che le donne siano al sicuro e abbiano accesso a tutti i servizi necessari.
La battaglia della parlamentare è piuttosto complicata, perché sia il Partito laburista che – soprattutto – il Partito nazionalista hanno manifestato un orientamento completamente diverso.
Buon giorno,
con riferimento all’articolo di cui sopra, sono d’accordo con la deputata Farrugia nel non criminalizzare le donne, qualora dovessero abortire ma tengo a precisare che ogni donna dapprima di concepire un bambino è cosciente dell’atto che sta per compiere, a meno che non si dimostri il contrario. Nel caso in cui non fosse cosciente (causa vari motivi) sta alla famiglia della stessa o al tutore assieme alle autorità di competenza (incluso il medico di famiglia) tutelare la “sventurata”. Sono d’accordo che ella ottenga adeguate, precise informazioni, servizi idonei per se stessa e per il proprio benessere psico-fisico. Ciò non ha alcuna attinenza con i partiti politici della Nazione. Inoltre, è positivo che le donne non debbano recarsi all’estero per procedere all’aborto (come in Italia negli anni ’70) ma vengano messe in condizione di potere procedere a tutto questo in modo legalizzato, senza essere additate in alcun modo.