Una panchina rossa per non dimenticare, lì dove due anni fa Paulina Dembska fu strappata alla vita da uno spietato assassino che, prima di strangolarla, la picchiò, seviziò e violentò.
L’omicidio della studentessa 29enne venuta dalla Polonia per studiare inglese nel Paese che tanto amava lasciò inorridito chiunque. Giovane, amante degli animali, era una delle volontarie che portavano da mangiare ai gatti degli Independence Gardens di Sliema, lo stesso luogo dove fu brutalmente uccisa.
Per fortuna la rabbia e l’indignazione per la sua prematura scomparsa non si sono affievoliti col tempo, mixati a quel senso di ingiustizia ed impunità che solo un omicidio senza condanne può fomentare. Abner Aquilina, sotto processo per la morte di Demska, continua a dichiararsi non colpevole nonostante le numerose prove a suo carico, e a fare avanti e indietro tra il carcere e l’unità forense dell’ospedale psichiatrico Mount Carmel.
Ma se da una parte bisogna lasciar lavorare la magistratura e le istituzioni, con i loro tempi e la loro burocrazia, dall’altro si cerca di sensibilizzare il più possibile affinchè non si debba più assistere a un altro femminicidio. Come recita il popolare appello: non una di più.
Così, nella giornata di venerdì 19 gennaio, proprio nel luogo in cui due anni fa fu uccisa Paulina Dembska, una panchina è stata tinteggiata di colore rosso in memoria di tutte le donne vittime di femminicidio a Malta. Un simbolo per sottolineare il posto lasciato vuoto da chi non c’è più e al contempo invitare i passanti a sedersi, a riflettere e a ricordare coloro che hanno perso la vita perché vittime di violenza.
Sullo schienale la frase: «Ricordiamo Paulina. Nessun orrore potrebbe spegnere la sua luce. Niente più scuse. Proteggiamo le donne» firmata dalla Presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, presente all’inaugurazione insieme a Daria Dembska, sorella di Paulina e al sindaco di Sliema, John Pillow.
La stessa Metsola che, la sera precedente, si era recata alla veglia a Gzira in occasione del primo anniversario dalla scomparsa di Pelin Kaya, altra giovane donna uccisa in strada per mano di una persona alterata che in quel momento non doveva essere alla guida, e che continua a dichiararsi non colpevole. Anche la famiglia di Kaya, come quella di Dembska, è ancora in attesa che sia fatta giustizia.
«Due ragazze nel fiore degli anni, uccise mentre passeggiavano tranquille per le nostre strade. Perché erano donne. Perché non potevano difendersi dagli aggressori» scrive Metsola a mezzo social, descrivendo gli incontri che ha avuto con Daria Dembska, sorella di Paulina, e Derya Kaya, sorella di Pelin, come dei momenti «emozionanti», «che non dimenticherò mai».
«Queste giovani donne non sono più con noi, ma non dimenticheremo la loro voce» aggiunge la Presidente del PE, sottolineando che «non ci si può più permettere che altre donne vengano uccise perché non si sentono protette», «il nostro Paese è molto meglio di così».