Un folto gruppo di cittadini, attivisti e Ong si è radunato domenica ai Gardjola Gardens di Senglea per commemorare i numerosi migranti morti nel Mar Mediterraneo – il cosiddetto “Cimitero del mare” – e per chiedere alle autorità maltesi di prevenire ulteriori violazioni dei diritti umani e dei decessi in una delle aree di confine tra le più letali al mondo.
Sono infatti decine di migliaia le persone che hanno perso la vita o risultano disperse dopo aver tentato la traversata alla ricerca di un futuro migliore lontano dalle proprie terre. Secondo le stime dell’ONU, sono almeno 3.041 i “disperati” morti in mare nel 2023, uno degli anni più micidiali mai registrati. La rotta del Mediterraneo centrale, quella che dalla Tunisia e dalla Libia punta verso Malta e l’Italia, è ritenuta particolarmente pericolosa, in grado di uccidere circa undici bambini ogni settimana, secondo le stime fornite dall’UNICEF.
«Le autorità maltesi, insieme all’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, continuano a contribuire a queste morti giocando con le vite delle persone in mare, ritardando i soccorsi e usando le loro piattaforme per sposare la retorica del pugno duro nei confronti dei migranti» hanno affermato i manifestanti, sottolineando come «queste politiche minino i nostri valori diffondendo paura, odio e mettono in pericolo la vita di persone innocenti».
E ancora, sempre le stesse autorità maltesi sono state accusate di aver perseguito una politica di esternalizzazione del confine con il Nord Africa, in quanto «né la Libia né la Tunisia hanno quadri giuridici solidi che proteggono i diritti dei rifugiati e dei migranti». In particolare in Libia, dove «le violazioni dei diritti umani tra cui tortura, estorsione, violenza sessuale e riduzione in schiavitù, sono ben documentate e particolarmente scioccanti».
Malgrado questo, «le autorità maltesi collaborano con entità come la Guardia costiera libica e le milizie, per far rimpatriare forzatamente in Libia le persone che si trovano nella zona di ricerca e salvataggio maltese», portando ad esempio ciò che è avvenuto nel 2023, quando iniziarono a «fornire le coordinate delle imbarcazioni in difficoltà nella zona di ricerca e salvataggio di Malta alla Brigata Tariq Bin Zayed, una milizia libica con un curriculum ben documentato di violazioni dei diritti umani». Una situazione che portò all’intercettazione di centinaia di persone, molti dei quali bambini, costrette a tornare in Libia in regime di detenzione e condizioni di degrado.
«Queste azioni costituiscono una violazione del principio giuridico del non respingimento, sancito dalla Convenzione sui rifugiati del 1951, dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’UE, che proibisce il trasferimento di chiunque in un luogo in cui correrebbe un rischio reale di persecuzione, tortura o altri danni gravi» concludono i manifestanti delle organizzazioni riunite in protesta, che si sono poi rivolte alle autorità maltesi chiedendo loro di:
- Condurre e coordinare il salvataggio tempestivo delle persone in difficoltà nella zona di ricerca e soccorso (SAR) maltese
- Mettere in atto politiche che implichino anche una retorica a sostegno del valore di ogni vita umana
- Porre immediatamente fine alla politica di coordinamento dei respingimenti dalla zona SAR di Malta
- Cessare il sostegno e la collaborazione con entità che violano i diritti umani, come la Guardia costiera libica e la Brigata Tariq Bin Zayed
- Smettere di criminalizzare le organizzazioni umanitarie di soccorso e intraprendere con loro un coordinamento congiunto volto al salvataggio di vite in mare
Le 25 organizzazioni sono aditus foundation, African Media Association, Azzjoni Kattolika Maltija, Blue Door Education, Caritas Malta, Dance Beyond Borders, Humanists Malta, Jesuit Refugee Service Malta, Kopin, Malta LGBTIQ+ Rights Movement – MGRM, Men Against Violence, Migrant Women Association Malta, Moviment Graffitti, Office of the Dean – Faculty of Education UOM, Repubblika, SAR Malta Network, Segretarjat Assistenza Socjali (AKM), SPARK15, The Gender And Sexualities Department – University of Malta, The Justice and Peace Commission, The Migrants Commission, The People for Change Foundation, Women’s Rights Foundation, Young Progressive Beings and YMCA Malta.