La presidente della Malta Employers Association (MEA), Dolores Sammut Bonnici, ha previsto che nei prossimi tre o quattro anni la popolazione di Malta aumenterà di circa 200.000 persone.
Parlando a una trasmissione radio, Dolores Sammut Bonnici ha affermato che i datori di lavoro stanno affrontando un’enorme sfida nel trovare nuova manodopera, e hanno anticipato che entro il 2022 la popolazione del Paese salirà a 600.000 abitanti, per un terzo composta da lavoratori stranieri.
Secondo il quotidiano on-line «The Shift», il numero sarebbe addirittura ridotto rispetto alle previsioni contenute nel documento del MEA “Le sfide demografiche di Malta”, secondo cui la popolazione potrebbe salire a 750.000. Ma se la popolazione dovesse aumentare anche solo fino a 600.000, la densità passerebbe da 1.363 abitanti per chilometro quadrato a ben 1.905.
Naturalmente, i cambiamenti demografici graduali e controllati portano con sé numerose sfide sociali, ambientali e infrastrutturali, ma se Malta dovesse crescere di tali dimensioni in pochi anni, la sfida sarà ancora maggiore.
Sempre secondo «The Shift», più persone significa più sprechi, più congestione del traffico, una pressione maggiore sui servizi sociali, mancanza di spazi aperti, prezzi delle case sempre più alti e una maggiore domanda di acqua, energia e altri beni. Per non parlare del rischio di disordini sociali.
Come noto, già oggi il Paese è già alle prese con problemi infrastrutturali, di traffico e inquinamento. Secondo l’ex ministro dei trasporti Joe Mizzi, il traffico sta già costando all’economia maltese 200 milioni di euro in PIL all’anno e questo aumenterà fino a 1,2 miliardi entro il 2050, a meno che non vengano intraprese azioni drastiche.
Queste sfide possono e devono essere affrontate. Tutto ciò potrebbe essere visto come un danno collaterale alla crescita economica di cui il governo laburista di Joseph Muscat è così orgoglioso. Se il sogno di Muscat di trasformare Malta in un’altra Singapore è a portata di mano, la domanda è: a quale costo?