Quella del titolo è una delle affermazioni che il premier, Joseph Muscat, ha rilasciato durante l’intervista a One Radio venerdì mattina. Non è un caso che Muscat abbia citato Domenico (Dom) Mintoff, leader del Partito Laburista dal 1949 al 1984 e Primo Ministro di Malta nel periodo coloniale e dopo l’indipendenza, dal 1971 al 1984.
Dom Mintoff è infatti padre delle più importanti riforme dell’Isola, basti citare quella sul salario minimo, sul potenziamento delle scuole pubbliche, l’introduzione di un programma sanitario pubblico, la riduzione della giornata di lavoro a 40 ore settimanali, il programma di edilizia popolare con affitti prossimi allo zero, aiuti economici alle famiglie con disabili, l’aumento delle pensioni, la creazione della prima linea aerea nazionale, la sua “guerra” alla Chiesa, tramite la riduzione dei privilegi ecclesiastici e la legalizzazione dell’unione civile, la cancellazione dei reati di omosessualità e adulterio e sopratutto l’abolizione, nel 1971, della pena di morte.
Non un riferimento a caso, visto che Il Primo Ministro ha enfatizzato i continui sforzi del suo governo tesi a rendere Malta «a prova di futuro» aggiungendo che le decisioni prese quattro anni fa stanno portando adesso i loro frutti.
Muscat ha citato un esempio di come il Governo si stia impegnando per cercare di ridurre la percentale dei disoccupati. La decisione di non far perdere immediatamente il sussidio ai disoccupati una volta trovato un impiego, ha incoraggiato le persone a cercare un lavoro, invece di adagiarsi sull’assistenza sociale.
Muscat ha affermato che continuerà il suo massimo impegno nel settore dell’Istruzione e ha annunciato che sono state rese disponibile borse di studio del valore complessivo di 300.000 euro per gli studenti maltesi dell’American University of Malta.
Il governo sta inoltre lavorando per rendere le aree pubbliche di Malta più pulite e ha sottolineato come l’iniziativa del Partito Laburista di incoraggiare le donne a partecipare attivamente alla politica è stata abbracciata con entusiamo.
«Ma», ha continuato, «ci sono altri problemi e dobbiamo occuparcene».
Tra questi il numero non sufficiente di case popolari e soprattutto l’aumento del prezzo degli affitti. «Nonostante questo sia il risultato del successo dell’econonomia del Paese», ha detto Muscat, «molte persone che prima non avevano problemi a pagare l’affitto, adesso stentano ad arrivare a fine mese. Queste persone non sono qualificate per ricevere un aiuto dal governo, per lo meno, non ancora, bisogna prima stabilire infatti se i sussidi dati dal governo a chi ha un salario basso non bastano o se la colpa è da attribuire ai proprietari degli immobili, che hanno aumentato il contratto d’affitto causando la fine dei benefici offerti agli affituari»,
Il giorno dopo aver rilasciato questa intervista, Muscat è intervenuto anche sul recente e inaspettato aumento del prezzo per le bombole del gas per uso domestico e commerciale, definendolo «inaccettabile».