«La cittadinanza UE non è in vendita». Con queste parole, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha bocciato il programma dei “passaporti d’oro” di Malta, dichiarandolo incompatibile con il diritto comunitario. Secondo le toghe di Lussemburgo, infatti, la concessione della cittadinanza in cambio di investimenti finanziari, senza un reale legame con il Paese, mina la fiducia reciproca tra gli Stati membri e viola i principi fondamentali dell’Unione.
Il programma, lanciato dal governo laburista nel 2014, consente ai cittadini extracomunitari di ottenere la cittadinanza maltese, e con essa quella europea, attraverso investimenti immobiliari, donazioni e l’acquisto di obbligazioni, senza la necessità di una reale residenza o integrazione nel tessuto sociale dell’isola.
La Corte ha ribadito che, sebbene la definizione dei criteri di cittadinanza spetti ai singoli Stati membri, questa deve avvenire nel rispetto delle norme UE, soprattutto laddove incida sui diritti derivanti dallo status di cittadino europeo.
Immediata la reazione del governo, affidata a un post su Facebook di Robert Abela che rivendica lo schema, «creato per far sì che il popolo maltese e gozitano ne tragga beneficio». Secondo il Premier, infatti, il programma avrebbe permesso di raccogliere quasi un miliardo e mezzo di euro investiti in settori cruciali come la sanità, sussidi ai più bisognosi e l’economia in generale. Abela ha infine puntato il dito contro chi «ha cospirato contro il Paese in cambio di incarichi», sottolineando che il governo, pur rispettando la decisione della Corte UE, lavorerà «immediatamente» a un nuovo quadro normativo in linea col diktat eurostellato.
Sull’argomento è intervenuto anche il principale artefice del programma, l’ex Primo Ministro Joseph Muscat, che sempre sui social ha difeso il programma descrivendolo come «la migliore vendita di passaporti al mondo», e ha liquidato la sentenza come una decisione «puramente politica».
Di segno opposto la reazione di Bernard Grech, leader del Partito Nazionalista, che ha chiesto la cancellazione definitiva del sistema, denunciando i danni causati all’immagine internazionale del Paese: «il nostro passaporto ha un valore, non un prezzo».
“Si tutela così l’integrità dei valori europei e del quadro giuridico comune”, chiosa la sentenza della Corte, definitiva e vincolante, che impone ora al governo maltese di cessare immediatamente il programma.
(immagine di repertorio)
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