Una folla numerosa si è radunata ieri pomeriggio a Valletta per protestare contro quello che definiscono sia il tentativo del governo di limitare il diritto dei cittadini di richiedere l’avvio di “inchieste magistrali”, così viene chiamato a Malta il metodo che consente ai cittadini di presentare un esposto all’autorità giudiziaria circa presunti illeciti, affinché la magistratura possa valutare se ricorrano ipotesi di reato e, nel caso, avviare le indagini.
La manifestazione, organizzata da Repubblika e supportata da altre numerose Ong, ha visto la partecipazione di attivisti, esponenti politici e semplici cittadini preoccupati per le implicazioni della nuova proposta di legge tanto “cara” al Primo Ministro Abela.
A rivolgersi alla platea, il presidente di Repubblika, Vicki Ann Cremona, che senza mezzi termini ha accusato il Premier Abela di voler “confondere” i cittadini sulla reale natura della riforma.
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«Smettetela di tentare di ingannare il popolo sostenendo che questa legge serva a combattere gli abusi, quando in realtà state togliendo ai cittadini il diritto di chiedere indagini giudiziarie indipendenti», ha dichiarato Cremona, citando casi di corruzione e malversazione di fondi pubblici come l’accordo-truffa degli ospedali pubblici e lo scandalo Electrogas.
Ha inoltre criticato il governo per la mancanza di un dialogo reale sulla proposta di legge: «Vi abbiamo chiesto di fermarvi e confrontarvi con la società civile e gli esperti del settore, ma invece state procedendo a tutta velocità, ignorando l’opposizione schiacciante contro questa riforma».
Denunciando una sistematica rete di corruzione e malaffare, Cremona ha ricordato come, proprio grazie a questo tipo di inchieste, sono venuti a galla scandali come quelli sopra citati verso i quali – sostiene – la polizia non ha agito adeguatamente, nonostante le prove.
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L’avvocato Jason Azzopardi, prendendo la parola durante la manifestazione, ha elencato diversi casi attualmente sotto inchiesta che verrebbero chiusi automaticamente nel giro di sei mesi qualora la nuova legge venisse approvata, ovvero un traffico di droga da 15 milioni di euro in cui sono coinvolti «ricchi e potenti cittadini maltesi», un omicidio legato alla criminalità organizzata di un uomo ucciso a sangue freddo sul posto di lavoro e un caso di corruzione da 8 milioni di euro inerente Enemalta in Montenegro in cui sarebbero implicati «un noto uomo d’affari e politici al governo, uno dei quali avrebbe acquistato un appartamento da 3 milioni di euro a Londra con i soldi delle mazzette».
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«Questa riforma renderà più facile per il governo insabbiare le indagini, controllare le prove raccolte dai magistrati e proteggere i responsabili della corruzione. Se passerà, impedirà che la verità venga a galla», ha denunciato Azzopardi, chiosando: «Siamo sull’orlo del baratro».
Ha poi criticato il Procuratore Generale e la polizia per aver protetto, per quattro anni, coloro che avrebbero dovuto essere indagati nel caso Pilatus Bank. «Vogliono portarci in un sistema dove una cosca criminale, infiltrata nei livelli più alti del partito al governo, possa continuare ad arricchirsi a spese dei cittadini, annullando i loro diritti», ha avvertito.
Anche il giovane presidente dell’associazione studentesca Ghaqda Studenti tal-Ligi, Andrew Drago, ha espresso preoccupazione per i rischi e l’impatto che la riforma proposta avrebbe sulla giustizia.
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A questo proposito, a sua volta ha sottolineato il fatto che il governo non abbia ancora implementato le raccomandazioni emerse dall’inchiesta pubblica indetta sull’assassinio di Daphne Caruana Galizia, che chiedeva la fine della “cultura dell’impunità” e misure più severe contro la corruzione.
Secondo il giovane, il nuovo sistema limiterebbe l’autonomia e i diritti dei cittadini, delegando tale potere esclusivamente all’Avvocato Generale e alla polizia, con il rischio di infiltrazioni e manipolazioni politiche.
«Come possiamo fidarci di un sistema che dà a queste istituzioni il potere assoluto di decidere quali inchieste si possono fare e quali no?» si è domandato Drago, invitando i parlamentari laburisti a non sostenere questa proposta di legge, ricordando loro l’errore fatto nel votare contro l’avvio dell’inchiesta sulla morte di Jean Paul Sofia.
Ha anche chiesto al Presidente della Repubblica di intervenire per bloccarne l’iter, sostenendo che essa rappresenta un attacco allo stato di diritto: «il governo sta legalizzando l’impunità e tentando di soffocare la ricerca della verità e della giustizia».
Louiselle Vassallo, attivista di Occupy Justice, ha ricordato la lotta continua per ottenere giustizia a Malta ed ha sottolineato come, dall’omicidio di Caruana Galizia, «il governo Muscat e poi quello di Abela abbiano fatto di tutto per ostacolarla attraverso censura e intimidazione».
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Ha affermato che questa “mentalità” si manifesta ancora oggi con attacchi ai giornalisti, favoritismi a persone vicine al potere e mancanza di volontà nel combattere la corruzione.
Come gli altri relatori, Vassallo ha accusato il Premier di aver modificato la legge sulle inchieste pubbliche senza consultazione, per “proteggere” e garantire l’immunità ai funzionari pubblici corrotti, di aver rallentato i procedimenti giudiziari soprattutto nei casi di corruzione e criminalità, di non aver attuato le raccomandazioni dell’inchiesta pubblica sull’omicidio Caruana Galizia ed altre gravi vicende che hanno indignato la popolazione negli ultimi mesi.
L’ultimo a rivolgersi alla platea è stato il blogger e ufficiale esecutivo di Repubblika, Manuel Delia, che ha ringraziato coloro che in passato hanno richiesto l’avvio di inchieste per denunciare abusi. Sottolineando come il sistema giudiziario sia l’ultima barriera contro il potere corrotto, ha affermato: «Quando il governo fa leggi per proteggere sé stesso anziché i cittadini, allora la democrazia comincia a svanire».
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Ha infine esortato la popolazione a resistere in ogni modo possibile, firmando petizioni, protestando e facendo sentire la propria voce per difendere la democrazia e la legalità.
La protesta, sostenuta da numerose organizzazioni, tra cui Occupy Justice, aditus Foundation, PEN Malta, Vuci Kollettiva, GhSL (Ghaqda Studenti tal-Ligi), Daphne Caruana Galizia Foundation, Moviment Graffitti e Momentum si è conclusa con un chiaro messaggio: i cittadini non intendono rimanere in silenzio di fronte a un attacco ai loro diritti fondamentali.
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(photo credits: Repubblika)
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