Alla sentenza del magistrato Nadine Sant Lia, Robert Aquilina non ci sta. Il notaio ed ex presidente della Ong Repubblika ha organizzato una conferenza stampa davanti alla questura di Floriana per esprimere la sua totale contrarietà nei confronti della scelta di Sant Lia che, martedì, ha respinto la richiesta di incriminare quattro alti funzionari di Pilatus Bank e ha invece ordinato un’indagine su come le prove siano finite nelle mani di Aquilina.
«Non potremo mai accettare una sentenza che consente al commissario di polizia di disobbedire all’ordine di un altro magistrato», ha dichiarato l’ex presidente di Repubblika, definendo la decisione una «perversione della giustizia».
La vicenda si inserisce nei vari colpi di scena del caso Pilatus Bank, i cui funzionari sono al centro di un’indagine della magistratura che aveva avanzato diverse accuse nei loro confronti, tra cui riciclaggio di denaro e corruzione. Un’inchiesta condotta dal magistrato Ian Farrugia aveva già stabilito che vi fossero prove sufficienti per perseguire gli indiziati, ma la polizia aveva scelto di non procedere contro i quattro funzionari al vertice, tra cui il proprietario Ali Sadr Hasheminejad.
Repubblika, che aveva impugnato questa decisione, si è ora vista respingere le proprie richieste, con il magistrato Sant Lia che ha affermato come le prove presentate non fossero sufficienti per sostenere un processo penale.
La reazione non si è fatta attendere: «Abbiamo presentato una montagna di prove raccolte con un’inchiesta costata 7,5 milioni di euro», le parole di Aquilina che ha infine “giurato” ricorso contro quest’ultima sentenza. A suscitare particolare indignazione, per di più, la richiesta del magistrato di avviare un’indagine su come le prove siano arrivate nelle mani dell’ex presidente di Repubblika che, promettendo protezione verso i propri informatori, sottolinea: «Possono convocarmi quando vogliono, non avranno una sola parola o informazione da me».
Un appello raccolto anche dall’attuale presidente dell’Ong, Vicki Ann Cremona, che senza mezzi termini ha criticato la scelta di Sant Lia di concentrarsi più sulla fuga di notizie che sul reato oggetto d’indagine: «Senza protezione per gli informatori, non ci libereremo mai della corruzione».
Secondo Aquilina, questo capovolgimento di fronte nasconderebbe un disegno ordito dal Primo Ministro Robert Abela, che «se osa percorrere questa strada di incastri e persecuzioni, incontrerà la nostra resistenza». A questo proposito, il notaio ha evidenziato il ruolo svolto da Repubblika nel contrastare l’ex governo Muscat, perciò si è rivolto ad Abela ricordando che «lui, più di chiunque altro, sa che siamo capaci di questo perché, se non fosse per noi, non sarebbe Primo Ministro. Non esiteremo a ripetere con lui quello che abbiamo fatto con Joseph Muscat».
Nella sentenza, si legge che le modalità con cui Aquilina ha avuto accesso al documento mostrano una «mancanza di controllo rigoroso» e che questa fuga di informazioni ha compromesso l’integrità dell’inchiesta.
Come ricordiamo, inoltre, Repubblika aveva chiesto ed ottenuto la ricusazione di Sant Lia dopo aver sottolineato il conflitto d’interessi dato i legami familiari con l’avvocato Pawlu Lia. Richiesta accolta e caso riassegnato a un altro magistrato, almeno fino a quando l’avvocato dello Stato ha impugnato con successo tale decisione.
Di seguito il video della conferenza stampa:
(photo credits: frame video Facebook / Repubblika)
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