È tornato in aula il caso che ruota attorno alla violenta aggressione subita da una ragazzina di 15 anni di Mqabba che da diverso tempo sarebbe stata bullizzata, minacciata e intimidita da una tredicenne, sua compagna di scuola, la quale avrebbe agito supportata da altre persone, compreso il fidanzato ventunenne ora imputato, Jake Dalli Balzan, con l’obiettivo di estorcerle denaro.
In tribunale, la giovane ha raccontato che tutto sarebbe iniziato poco dopo l’avvio del nuovo anno scolastico, quando la “bulla” che conosceva solo di vista le avrebbe offerto della cocaina. Davanti al suo rifiuto, la tredicenne avrebbe iniziato a minacciarla con un coltello nei bagni della scuola, chiedendole 110 euro.
Senza sapere come procurarsi quella cifra, la quindicenne avrebbe cominciato a sottrarre di nascosto soldi al fratello maggiore e al padre.
Tuttavia, le richieste di denaro non si sono placate, anzi. La tredicenne avrebbe persino creato un falso profilo Instagram per perseguitare la vittima anche quando quest’ultima si era assentata da scuola, insieme ad altri “bulli”. A ottobre, la ragazzina avrebbe consegnato somme di denaro tra i 40 e i 90 euro in diversi incontri, anche vicino alla sua abitazione, ma la situazione è ulteriormente peggiorata a novembre, quando le pressanti minacce si sono trasformate in atti di violenza fisica. Non solo la tredicenne, ma anche il fidanzato e un terzo individuo avrebbero iniziato a farsi vedere sotto casa della vittima minacciando di farle del male. In una delle richieste, sarebbero arrivati a pretendere 400 euro, «altrimenti ti ammazziamo».
La spirale di violenze è culminata con l’aggressione del 23 novembre, in un vicolo vicino all’abitazione della ragazza a Mqabba, dove un individuo a volto coperto le avrebbe puntato una pistola alla testa chiedendole soldi e, successivamente, un branco di cinque soggetti l’avrebbe assalita picchiandola brutalmente. Tra questi ci sarebbero stati Dalli Balzan e la sua fidanzatina tredicenne, con quest’ultima che avrebbe tentato di accoltellare la giovane mentre gli altri la tenevano ferma e la riempivano di calci e pugni alla testa e allo stomaco.
La vicenda è venuta alla luce quando il padre della vittima, insospettito dalle frequenti “sparizioni” di denaro, ha installato una telecamera nascosta in casa, scoprendo che a sottrarre i soldi era proprio sua figlia. L’uomo ha deciso di riportare l’accaduto al preside dell’istituto scolastico secondario e, solo allora, la giovane ha deciso di confessare le pressioni e le minacce subite. La famiglia ha immediatamente sporto denuncia, portando all’arresto di Dalli Balzan e all’apertura di un’indagine sui presunti complici, inclusa la tredicenne.
Durante il procedimento, la vittima ha testimoniato che, dopo l’aggressione, mentre era in ospedale, Dalli Balzan le avrebbe inviato un messaggio chiedendole scusa, e che non sarebbe più successo. Tuttavia, la giovane ha affermato di aver cancellato il messaggio per paura di ulteriori ritorsioni.
La difesa ha cercato di screditare la sua testimonianza, sottolineando incongruenze nelle date e ipotizzando che la vittima stessa avesse creato il falso profilo Instagram. Nonostante queste obiezioni, il magistrato ha stabilito che esistono prove sufficienti per procedere con il processo.
(immagine di archivio)
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