Venerdì 22 novembre, presso la Sala di lettura della Biblioteca Nazionale in Valletta, alla presenza del ministro della Cultura, Owen Bonnici, e di numerose autorità, si è tenuta la cerimonia di inaugurazione della mostra all’interno della quale è stata esposta la nuova teca contenente il prestigioso e originale “Atto di donazione delle isole maltesi all’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme” firmato dall’Imperatore Carlo V nel 1530.
L‘importante iniziativa è stata fortemente voluta dall’ambasciatore di Spagna in Malta, S.E. José Muriel, con la partecipazione di Heritage Malta, e partner quali BOV, Mapfre, Malta Libraries e SMOM.
Nel 1530, dopo numerose perplessità, dubbi e conflitti tra il Papa, il Gran Maestro dei Giovanniti e il re di Spagna, precisamente il 24 luglio a Castelfranco Bolognese, fu firmato il trattato con il quale l’imperatore Carlo V, re di Spagna, sotto sollecito di Papa Clemente VII, consegnò le isole maltesi in feudo come lascito perpetuo ai Cavalieri Ospedalieri di San Giovanni di Gerusalemme, predecessori dell’odierno Sovrano Militare Ordine di Malta (SMOM), con il compito di difendere il cristianesimo anche su base militare.
L’insediamento dei Cavalieri a Malta si concretizzò qualche mese dopo la firma dell’atto di donazione, con l’approdo sull’isola del Gran Maestro, Fra’ Phillipe Villiers de L’Isle-Adam, il 26 ottobre 1530. Le nuove terre passarono così, quale nobile feudo del Regno di Sicilia che dipende dalla Corona di Spagna, al Gran Maestro dei Giovanniti, Fra’ Phillipe Villiers de L’Isle-Adam, ed ai suoi successori.
L’imperatore non impose alcuna clausola all’Ordine e per simboleggiare la dipendenza di quest’ultimo dalla Sicilia, istituì il cosiddetto “tributo del falcone maltese”, consistente nell’obbligo di presentare ogni anno, precisamente nel giorno di Ognissanti, un falco al Viceré di Sicilia a titolo di ricognizione. Si tratta di un segno d’omaggio reso a Sua Maestà Cattolica, e i Cavalieri possono accettarlo non intaccando la loro sovranità sulla terra e gli abitanti. L’accordo prevedeva una serie di condizioni politiche ed ecclesiastiche volte a mantenere uno stabile rapporto di vassallaggio tra il Regno di Sicilia e i Cavalieri: Carlo V, in particolare, mantenne il diritto di investitura, di estradizione dei fuggitivi dal regno di Sicilia ed il regio patronato nella nomina dei vescovi.
Malta, in realtà, patì molto l’ennesimo passaggio di sudditanza, i maltesi non accolsero l’Ordine di San Giovanni con grande entusiasmo, anche perché i Cavalieri si presentarono tutt’altro che tolleranti verso la popolazione autoctona. Gli abitanti locali, così come era stato riferito dagli esperti, parlavano un dialetto arabo e solo pochi mercanti e l’aristocrazia locale parlavano un po’ di francese, spagnolo o italiano. I nobili, imparentati con le più note famiglie di Aragona e di Sicilia, non avevano certo nessuna ragione di accogliere con manifestazioni di gioia i nuovi venuti ai quali era stata affidata la tutela dell’isola, mentre precedentemente erano stati abituati ad amministrare le proprie rendite e a percepire le tasse dalla popolazione agricola; ma la situazione li acquietò dopo che il Gran Maestro dell’Ordine promise loro il mantenimento dei privilegi, immunità, leggi e consuetudini preesistenti.
Così, per oltre due secoli e mezzo, durò la presenza dei Giovanniti sulle isole maltesi. La bianca croce amalfitana che spicca sull’abito di “punta” dei Cavalieri diverrà la Croce di Malta e l’Ordine tutto si intitolerà, definitivamente, nella più vasta coscienza, all’isola mediterranea già cara ai fenici e ai poeti di Roma.
Ora, questo prestigioso e antico documento è definitivamente esposto al pubblico e visitabile presso la Sala di lettura della Biblioteca Nazionale in Valletta.
(photo credits: Vincenzo Palazzo Bloise)
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