È comparso lunedì in tribunale Marvin Tabone, 43enne residente a Mqabba e dipendente del Dipartimento di Protezione Civile, dichiaratosi non colpevole dei due allarme bomba che lo scorso venerdì e sabato hanno gettato nel panico i passeggeri dei traghetti che fanno da spola tra Malta e Gozo.
Secondo quanto ricostruito in aula e riportato dai media locali, le indagini sono state immediatamente avviate dopo che la polizia ha ricevuto le chiamate che segnalavano la presenza di ordigni esplosivi a bordo delle imbarcazioni, volte ad identificare l’autore delle minacce. L’analisi dei tabulati telefonici ha consentito alle autorità di risalire al cellulare di Tabone, rintracciato nella serata di sabato 26 ottobre in un’altra località, dopo un tentativo caduto a vuoto effettuato presso il suo indirizzo di residenza.
Al momento del fermo, il 43enne è apparso incredulo e sotto shock, ma pare aver pienamente collaborato alle indagini, consegnando il proprio cellulare e il codice di accesso.
Dopo essere stato rilasciato dalla custodia, gli agenti hanno effettuato una perquisizione dettagliata nella sua abitazione e nel suo veicolo, trovando la scatola del telefono cellulare “incriminato”, quello da cui sarebbero partite le chiamate di allarme bomba, ma non il dispositivo stesso, che non è stato ancora rinvenuto.
Durante l’udienza, l’avvocato difensore ha richiesto la libertà su cauzione per il proprio assistito, sottolineando che Tabone è un padre di famiglia con alle spalle una lunga carriera nel Dipartimento della Protezione Civile, con una fedina penale intatta. Inoltre, si era dichiarato non colpevole e non era stata stata rinvenuta alcuna prova tangibile a suo carico.
L’accusa si è opposta sottolineando la gravità del reato e i profondi disagi che l’accaduto ha procurato non solo ai passeggeri dei traghetti – pronti a testimoniare – ma anche alle attività commerciali gozitane.
Il giudice ha infine accolto la richiesta di cauzione, imponendo a Tabone il versamento di un deposito di 3.000 euro e una garanzia personale di altri 3.000 euro, oltre all’obbligo di firma e a quello di non entrare in contatto con i testimoni.