Torna in tribunale il caso del presunto giro di prostituzione che vede imputate nove persone, sette maltesi e due rumeni, arrestate durante i raid compiuti lo scorso 12 agosto con l’accusa di essere a capo di un’organizzazione dedita al traffico di esseri umani. Gli imputati avrebbero adescato giovani donne sudamericane con la promessa di un futuro migliore sull’arcipelago dove sarebbero finite per prostituirsi nei locali a luci rosse.
In aula ha testimoniato l’ispettore di polizia che sta seguendo le indagini. Dalle sue parole è emerso uno scenario da incubo per le presunte vittime. Secondo la ricostruzione, alle donne sarebbe stato detto che avrebbero dovuto lavorare come accompagnatrici di uomini altolocati, presenziando a cene, eventi sociali e convegni di vario tipo. Ma come già accennato, la realtà era ben diversa, fatta di sesso a pagamento (illegale a Malta in ogni sua forma) e sfruttamento. Il tutto si sarebbe svolto presso una “casa d’appuntamenti” a Msida in un periodo compreso tra marzo e giugno, e che avrebbe attirato moltissime persone, con i clienti che si conterebbero nell’ordine di circa due migliaia.
Non solo: sempre stando alle parole dell’ispettore, tra il 30 luglio e il 12 agosto (giorno degli arresti) un altro bordello sarebbe stato aperto a Gzira, all’interno del quale si sarebbero recati altri 200 clienti. L’operazione di polizia ha portato a perquisizioni in diverse località, come Birkirkara, Gzira, St. Paul’s Bay, Siggiewi, Fgura, Gudja, Paola, Zebbug e Senglea.
Le donne tratte in salvo avrebbero poi fornito agli inquirenti testimonianze del tutto simili tra loro, descrivendo come siano state attirate a Malta da una donna che le avrebbe convinte a trasferirsi con la promessa del già citato lavoro da accompagnatrice, con la possibilità di partecipare ad attività sessuali con i clienti per guadagnare di più, promettendo però piena libertà di scelta.
Gran parte delle prove contro gli imputati derivano dai messaggi WhatsApp sui propri telefoni. Le conversazioni avrebbero fatto emergere come Denzil Farrugia, uno degli accusati, fosse costantemente aggiornato dalle prostitute sul numero di clienti serviti e sugli incassi giornalieri. Dylan McKay, altro imputato, avrebbe invece organizzato un servizio fotografico promozionale in un hotel a St. Julian’s, volto a pubblicizzare in rete i servizi offerti dalle donne.
Non sono mancati altri particolari. Tra le tante conversazioni esaminate ce ne sarebbe infatti una tra Clint D’Amato (sotto accusa) e una delle ragazze costrette a prostituirsi, che avrebbe segnalato il disagio arrecatole da un cliente che pretendeva sesso orale non protetto, sentendosi però rispondere dal D’Amato che il suo compito deve essere sempre e solo quello di soddisfare i clienti. Per buona pace della propria salute.
Ancora, Luca Corito e Denzil Farrugia si sarebbero occasionalmente occupati di trasportare presunte vittime agli appuntamenti con i clienti, mentre Nicolae Efimov e Alexandra Pocora monitoravano le attività all’interno del bordello con alcune telecamere installate nelle camere. Durante il suo arresto, Pocora avrebbe confessato il proprio ruolo nell’organizzazione, indicando Luke Farrugia come il principale responsabile del giro, aggravando potenzialmente la sua posizione.