Non si muore mai davvero se si continua a vivere nella memoria delle persone. Sono stati infatti in molti ad aver omaggiato Daphne Caruana Galizia, la giornalista uccisa da un’autobomba nell’ottobre del 2017 che quest’oggi avrebbe compiuto sessant’anni.
Roberta Metsola, presidente del Parlamento Europeo, l’ha ricordata come una combattente ma, oltre che una guerriera, «Daphne era soprattutto una madre, una figlia, una sorella e una moglie». «Era intelligente, spiritosa e incredibilmente coraggiosa (..) e la sua vita è stata stroncata da coloro che non riuscivano ad accettare che “una donna con un portatile” potesse smascherare i loro sporchi affari». Oggi, «mentre continuiamo questa lotta per ottenere uno spiraglio di giustizia, ricordiamo Daphne, sorridente» ha concluso Metsola.
Anche la fondazione che porta il suo nome ha ricordato come «il suo assassinio, avvenuto il 16 ottobre 2017, è il motivo per il quale è stata creata la Daphne Caruana Galizia Foundation» e «garantire giustizia e cambiamento è il motivo per cui facciamo ciò che facciamo».
«Mentre viviamo la nostra vita quotidiana, non dimentichiamo che non è ancora stata fatta giustizia per Daphne Caruana Galizia» dichiara la Ong Repubblika, fondata anch’essa proprio all’indomani dell’assassinio della giornalista. «Restare in silenzio non è un’opzione. Continuiamo a chiedere giustizia per Daphne, per le sue storie e per tutti noi, che meritiamo di vivere in un Paese in cui lo stato di diritto regna sovrano e il buon governo e gli alti standard nella vita pubblica sono le pietre miliari della nostra democrazia» ha concluso la Ong.
«Oggi vogliamo ricordare e onorare la vita di una giornalista coraggiosa alla costante ricerca di verità e giustizia la cui voce è stata messa a tacere» ha dichiarato Occupy Justice, sottolineando che «Daphne era più di una giornalista. Era un’accanita sostenitrice della trasparenza e della responsabilità, il cui lavoro investigativo ha permesso di far luce sulla corruzione e sugli abusi di potere, sfidando il sistema. Per questo ha pagato il prezzo più alto, ma la sua eredità continua a vivere».
La Ong ha ricordato che il lavoro della giornalista è riuscito a superare i confini nazionali, diventando un baluardo nei luoghi in cui la libertà di stampa è minacciata, pertanto «il suo impegno incrollabile nel denunciare la verità, a prescindere dai rischi personali, serve a ricordare il ruolo vitale che una stampa libera e indipendente svolge in ogni democrazia».
Sebbene siano passati sette anni dal suo assassinio, sette anni durante i quali è stato dimostrato più volte che Daphne aveva ragione, la lotta per la giustizia continua e, «sebbene siano stati fatti passi avanti nelle indagini sul suo omicidio, rimaniamo fermi nella nostra richiesta di piena responsabilità, non solo per coloro che hanno piazzato la bomba, ma anche per i mandanti».
Oggi, per commemorare quello che sarebbe stato il sessantesimo compleanno di Caruana Galizia, la Ong ha invitato i cittadini a visitare il memoriale situato davanti al tribunale di Valletta e a deporre fiori o candele. «Chiediamo a tutti coloro che credono nel potere della verità di unirsi a noi nel ricordare Daphne Caruana Galizia oggi. Non solo onoriamo la sua memoria, ma agiamo anche nelle nostre comunità per sostenere la libertà di stampa e chiedere giustizia per coloro che, come Daphne, hanno sacrificato la loro vita nella ricerca della verità» ha concluso Occupy Justice.