Un’ultima cena di troppo, un’ultima cena certamente indigesta per l’Arcivescovo di Malta Charles Scicluna quella rappresentata durante la cerimonia di apertura delle Olimpiadi 2024 nella Ville Lumière.
Attorno alla tavola ispirata alla celeberrima opera del Da Vinci infatti, Thomas Jolly, direttore artistico dello spettacolo che ha dato il via ai giochi olimpici, ha voluto ricreare un una sorta di baccanale popolato da drag queen, una modella transgender ed una cantante nuda truccata come il dio greco del vino Dioniso, vero padrone di casa ed artefice di una convivialità abiurante anche solo l’ombra del sacrificio di memoria leonardiana (e cattolica).
Una scelta che, percorrendo a gran velocità il sentiero di “Liberté, Égalité, Fraternité”, vero pilastro francese, ne ha voluto gridare al mondo l’interpretazione in chiave laica e inclusiva.
Una scelta, quella di Jolly, che sicuramente ha centrato un obiettivo fondamentale per ogni forma di comunicazione, ovvero scatenare un gran clamore e per la quale non sono mancate le polemiche, quelle maturate in ambienti più conservatori, quelle di cui non ha fatto mistero l’arcivescovo di Malta, dettosi indignato ed offeso da un immaginario queer incastonato in uno dei simboli più sacri della cristianità.
I have just sent these two messages to H.E. the French Ambassador to Malta expressing my distress & the disappointment of many Christians at the gratuitous insult to the Eucharist during the Opening Ceremony of the 2024 Paris Olympics. I encourage others to message H.E. pic.twitter.com/KKdebHYh9d
— Bishop CJ Scicluna (@BishopScicluna) July 27, 2024
Parole chiare, espresse in una lettera indirizzata da Scicluna all’ambasciatrice francese a Malta, che a sua volta ha replicato all’alto prelato citando un versetto attribuito a San Giovanni, ovvero «non giudicare secondo l’apparenza, ma giudicare con rettitudine», aprendo uno scenario di profonde riflessioni le cui radici ramificano dai principi di uguaglianza fino quelli di libertà passando per ogni liceità d’espressione e creatività in cui lo spazio per l’inclusione non ha confini, in una dimensione in cui è consentito tutto tranne il non consentire.
«La Francia è il Paese del libero pensiero, della laicità, della libertà di credere e della libertà di non credere», si legge in una dichiarazione rilasciata ieri sera dall’ambasciatrice von der Mühll, «Come tale, ha a cuore la libertà di creazione, la libertà che ha guidato la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Parigi 2024, che ha incantato il mondo e segnerà la Storia».
Un’arringa che non s’è fatta attendere ma che non sappiamo se per l’Arcivescovo di Malta potrà reggersi su paradigmi convincenti o se sortirà l’effetto di un debole tentativo di persuasione.