A distanza di 17 anni dalla sua morte, l’amministrazione comunale di Nichelino ha deciso di intitolare una nuova via della città a don Joe Galea, prete gozitano rimasto nei cuori di molte famiglie del piccolo comune a pochi passi da Torino. Nascerà tra via Pateri e viale Kennedy, su parte dei terreni dove l’oratorio “Don Bosco Nichelino” di don Joe ha visto crescere numerose generazioni di giovani.
Quell’8 febbraio del 2007 è rimasta tuttora una data drammatica non solo per la comunità parrocchiale del posto, ma per tutta la città di Nichelino, dove il prete gozitano mise piede nel lontano 1986 dopo anni vissuti da giovane sacerdote nel limitrofo sobborgo di S. Luca a Mirafiori Sud. Con la scusa del pallone tolse dalla strada centinaia di ragazzi che crescevano divertendosi imparando i valori dello sport, e dove, dieci anni più tardi, diede vita al “Gruppo Sportivo Don Bosco”. Un nome certamente non scelto a caso. Fu proprio presso l’oratorio Don Bosco di Gozo, infatti, che don Joe tirò i primi calci al pallone sviluppando presto un grande amore per lo sport.
In poco tempo il Gruppo Sportivo Don Bosco divenne non solo la principale società calcistica nel settore giovanile, ma anche una prima squadra che riuscì ad approdare in Eccellenza.
Sempre a Nichelino, trasformò anche il campetto dell’oratorio in un campo di allenamento per i bambini e, grazie all’aiuto di decine di amici e volontari riuscì a realizzare un vero e proprio centro sportivo sviluppato su una superficie di oltre 25 mila metri quadrati dove, per undici anni, centinaia di bambini e giovani dai 5 anni in sù si allenarono fino a tarda sera formando in tutto 16 squadre di calcio, 2 di calcetto, 1 scuola calcio, 4 squadre di pallavolo e 2 di pallacanestro, tutte partecipanti a campionati regionali. Un trionfo per l’intera comunità del posto.
Si dice che don Joseph Galea, per tutti semplicemente don Joe, avesse una personalità decisa, forte, a volte spigolosa. Preciso anche nel modo di vestirsi, era un grande comunicatore e sapeva parlare con chiunque, specialmente con quelli che in chiesa non ci andavano mai.
Tra l’autunno del 2006 e il gennaio 2007 tutto precipitò. Una malattia incurabile lo stroncò tra mille dolori. Il giorno del suo funerale la chiesa era stracolma di cittadini accorsi a dargli l’ultimo saluto e in piazza venne allestito un maxi-schermo per permettere alla folla di partecipare alla funzione. Un centinaio di parrocchiani, il giorno dopo, accompagnarono la salma volando fino a Malta, per partecipare alla tumulazione insieme ai famigliari ed agli amici gozitani nella chiesa di Fontana, sua città natale. In quell’occasione nacque un gemellaggio tra Nichelino e Victoria che continua ad essere alimentato ancora oggi proprio in sua memoria.