Gli attivisti di Moviment Graffitti hanno “invaso” le piscine costruite fuori dalla zona di sviluppo (ODZ) di Qala dal magnate dell’edilizia Joseph Portelli, imbrattandole con la scritta “illegali” e denunciando le azioni di alcuni costruttori che, con la complicità delle autorità governative, stanno devastando il territorio maltese nella totale impunità.
L’azione compiuta nella giornata di sabato ha avuto come obiettivo quello di richiamare l’attenzione sulla necessità urgente di una riforma della legge sugli appelli. La normativa attuale consente infatti ai costruttori di dare il via e completare i lavori mentre i ricorsi devono ancora essere vagliati presso il Tribunale di Pianificazione (EPRT) o altre Corti. Questo significa che, anche quando i tribunali revocano i permessi per costruire, in realtà i progetti possono essere portati a termine, come nel caso delle piscine di Portelli a Qala.
Il luogo in cui è avvenuta la protesta mostra infatti chiaramente «il tremendo potere esercitato dai costruttori nel nostro Paese e come il nostro sistema di pianificazione sia essenzialmente marcio fino al midollo» hanno affermato i manifestanti, sottolineando che le autorità non solo non hanno fermato Portelli, bensì dopo qualche tempo gli hanno rilasciato i permessi per costruire.
Sebbene siano poi stati revocati dopo l’appello di Moviment Graffitti, nel frattempo le piscine erano state portate a termine, e lì sono tuttora rimaste. «Questo avviene perché la legge attuale sugli appelli consente ai lavori di proseguire anche durante il processo di ricorso. È un’assurdità che deve essere rivista immediatamente» ha affermato un portavoce della Ong.
Durante la conferenza stampa, gli attivisti hanno sottolineato come le comunità locali e le organizzazioni ambientaliste siano costrette a sopportare il “peso” dei ricorsi contro le discutibili decisioni della Planning Authority (PA). Tuttavia, anche quando vincono, si trovano di fronte a edifici costruiti illegalmente che non vengono demoliti perché nessuna autorità prende provvedimenti per farlo.
Il caso di Qala non è isolato, rimarcano gli attivisti, che portano ad esempio anche altri controversi sviluppi edilizi come i blocchi di appartamenti a Sannat e Xewkija, un hotel a Mellieha e Qala stessa, in cui molte costruzioni sono state dichiarate illegali solo dopo essere state completate.
«La situazione ha raggiunto livelli ridicoli» dichiara la Ong, ricordando che, solo due giorni fa, il Tribunale di Pianificazione ha respinto il ricorso dei residenti contro un “mostruoso” sviluppo edilizio a Mistra perché il sito è ormai “impegnato” dai lavori già eseguiti, autorizzati dallo stesso Tribunale mentre era in corso l’appello.
Gli attivisti hanno poi ricordato che è stato lo stesso Primo Ministro Robert Abela a dichiarare lo scorso anno che non ha senso eseguire lavori mentre è in corso la fase di appello. Tuttavia, da allora, non è stata avviata alcuna riforma legislativa e, nel frattempo, i costruttori continuano a «devastare deliberatamente il nostro Paese con la benedizione di coloro che dovrebbero tenerli sotto controllo. Abbiamo un governo “comandato” dai costruttori che è più intento a riempirsi le tasche piuttosto che salvaguardare il nostro bene comune e la qualità della vita. Una legge per gli dèi e una legge per gli animali».
Lo scorso aprile, Moviment Graffitti aveva scritto ad Abela chiedendo nuovamente di rivedere la legge sugli appelli e di rimuovere le piscine illegali di Portelli. Non avendo ricevuto ancora alcuna risposta, hanno deciso di intensificare le loro azioni.
«Come avevamo promesso, oggi abbiamo iniziato ad aumentare le manifestazioni di dissenso. E non ci fermeremo qui» hanno affermato gli attivisti, «non possiamo lasciare che l’avidità e l’arroganza soffochino il nostro Paese».