Nuova “avventura” giudiziaria per Mohamed Ali Ahmed Elmushraty, noto come Lilu King, l’imprenditore-pugile attualmente libero su cauzione dopo l’arresto avvenuto nel maggio dell’anno scorso con diversi capi d’imputazione tra cui evasione fiscale, riciclaggio di denaro, traffico di droga e coinvolgimento nella criminalità organizzata.
Lo scorso sabato sera, il cittadino di origini libiche era presente all’evento di boxe “Fight Island” a Ta’ Qali in qualità di allenatore di uno dei suoi atleti in gara, quando a seguito di comportamenti turbolenti verso uno dei promotori dell’evento, è stato richiesto l’intervento della polizia per allontanarlo dal locale. Un alterco che non si sarebbe fermato in quel momento ma che, anzi, sarebbe degenerato proprio all’arrivo degli agenti, insultati e minacciati da uno scatenato Elmushraty, “accompagnato” fuori dal Ta’ Qali Basketball Pavilion dopo 30 minuti di litigi.
La mattina successiva la polizia si è presentata davanti ai cancelli della sua abitazione a Zebbug con un mandato d’arresto, trovando un Elmushraty pienamente collaborativo e pentito per il comportamento della serata precedente.
Comparso in tribunale questa mattina, l’uomo è stato accusato di disturbo della quiete pubblica, insulti, resistenza e minacce nei confronti di quattro pubblici ufficiali, nonché violazione delle condizioni cauzionali. Quest’ultima ipotesi di reato, però, è stato smontata dagli avvocati difensori che hanno spiegato come Elmushraty fosse in possesso di un’estensione del coprifuoco fino alle 2:30 del mattino e che quindi non aveva violato la libertà condizionale la sera dell’alterco.
«Devi controllare l’adrenalina se intendi partecipare ad eventi simili» ha raccomandato il magistrato ricordando all’imputato che ci sarebbero potute essere conseguenze ben più gravi. Considerata la collaborazione e il pentimento mostrato da Elmushraty, oltre alle recenti modifiche legislative che non prevedono la revoca della cauzione o l’arresto in simili circostanze, la corte lo ha condannato al pagamento di una multa di 4.000 euro e alla confisca di 6.000 euro a titolo di deposito cauzionale, per un totale di 10.000 euro da pagare entro sei mesi.