L’inchiesta sull’accordo-truffa legato alla privatizzazione dei tre ospedali pubblici da parte di Vitals Global Healthcare e poi Steward Healthcare (ora tornati nelle mani del governo) è volta al termine, come annunciato dal cancelliere del tribunale penale Franklin Calleja durante l’udienza che ha avuto luogo martedì. Un maxi rapporto raccolto in 78 scatoloni colme di prove consegnate lo scorso 25 aprile al Procuratore Generale Victoria Buttigieg.
L’inchiesta guidata da Gabriella Vella fu avviata quattro anni e mezzo fa su richiesta della Ong Repubblika, ed aveva portato all’iscrizione nel registro degli indagati di figure di alto livello come gli allora ministri Konrad Mizzi, Chris Cardona e Edward Scicluna, ai quali si è poi aggiunto l’ex Primo Ministro Joseph Muscat. Il loro destino è ora appeso a quanto depositato in quegli scatoloni e a cosa deciderà di farne la Buttigieg.
La notizia è giunta nel corso del procedimento avviato dallo stesso Muscat per tentare di ricusare Vella dall’inchiesta per motivi legati a “pregiudizi politici”, occasione durante la quale i suoi legali difensori hanno fatto richiesta per ottenere copia del rapporto scontrandosi però con il muro issato dall’avvocato dello Stato che, interpellando i protocolli indicati dalla legge, di fatto ha negato loro l’accesso al documento.
Una disposizione che ha inevitabilmente irritato parecchio Muscat, portandolo a dichiarare che vi è in corso una sorta di «complotto contro i laburisti» durante la conferenza stampa indetta subito dopo l’udienza in tribunale, quando ha chiamato a raccolta i giornalisti maltesi per raccontargli la sua verità. L’ex Premier ha citato inoltre le prossime elezioni per spiegare che, secondo lui, quanto appena accaduto è frutto di una vendetta, una mossa portata avanti dai suoi detrattori vicini alle file del PN e dalla Ong Repubblika, che stanno tentando di colpire i labour a ridosso della chiamata alle urne, come si evince dal «tempismo sospetto» con cui proprio ora sono stati depositati gli atti dell’inchiesta. Muscat si è infine dichiarato fiducioso e pronto a combattere per la verità, dichiarando di essere sicuro di non aver fatto nulla di male.
Il tutto si colloca in un clima già parecchio surriscaldato dalle uscite – a detta di chiunque – poco felici di Robert Abela che, nei giorni scorsi, non ha mancato l’occasione di criticare nuovamente la magistratura rea di agire sulla base di “interferenze” politiche, chiaramente non a favore dei labour. Il Primo Ministro ha inoltre accusato il tempismo con il quale la magistratura ha deciso di pubblicare i risultati dell’inchiesta sull’accordo-frode ospedali pubblici, ovvero a ridosso delle candidature alle elezioni, definendo il tutto come «terrorismo politico». Dichiarazioni che hanno provocato l’inevitabile reazione di diversi schieramenti tra i quali quello della Camera degli Avvocati, che ha tentato di riportare Abela all’ordine ricordandogli la sua posizione di Capo di Stato.