Nella giornata di ieri una tragedia ha colpito il carcere di Corradino sollevando nuovamente l’attenzione sul tema della sicurezza detenuti. Da quanto riferito dalla polizia, Keith Gravina, 42anni, è deceduto a seguito di un atto di autolesionismo che ha avuto luogo lo scorso novembre appena dopo essere stato incarcerato.
Gravina si trovava nella prigione spesso finita agli onori della cronaca per casi di morti sospette tra i detenuti, dove stava scontando una condanna per aggressione nei confronti di una donna e con un secondo processo da affrontare in relazione all’aggressione di un’altra donna e possesso di droga.
La Correctional Services Agency fa sapere che il 42enne era stato valutato da uno psicologo due giorni prima dell’incidente, il quale non aveva però rinvenuto segnali nel paziente che potessero far pensare all’intenzione di commettere l’insano gesto, rivendicando – come riporta Times of Malta – le priorità dell’agenzia rivolte al benessere e l’assistenza per la salute mentale dei detenuti: «Durante gli ultimi anni, gli episodi di autolesionismo e violenza ad altri detenuti sono stati drasticamente ridotti grazie a varie misure che mirano a meglio preparare il personale».
Proprio la qualità dell’assistenza psicologica sarà al centro dell’inchiesta giudiziaria aperta dalle autorità che, nel frattempo, hanno richiesto un’autopsia per determinare le cause del decesso del detenuto, difendendo l’operato delle guardie carcerarie del Corradino e affermando che i filmati delle telecamere mostrano inconfutabilmente come il 42enne sia stato «assistito entro pochi secondi dal personale dopo la segnalazione da parte di altri detenuti».
Un caso commentato dal Partito Nazionalista che, attraverso un comunicato firmato dai ministri ombra Darren Carabott e Ian Vassallo, ha espresso forte preoccupazione per la situazione in corso nel carcere, sottolineando inoltre come questa morte si aggiunga alla serie di tragici suicidi tentati dai detenuti.
Per questa ragione il PN ha chiesto maggiore trasparenza sulle circostanze che hanno portato alla morte di Gravina, sottolineando inoltre l’importanza di garantire che i detenuti con problemi di salute mentale ricevano l’assistenza necessaria all’interno di quello che dovrebbe essere «l’edificio più sicuro del nostro Paese».
In attesa degli esiti dell’autopsia, l’ennesimo caso di morte all’interno della struttura del Corradino fa riecheggiare numerosi interrogativi sulla sicurezza e sul trattamento dei detenuti all’interno delle strutture carcerarie maltesi, sollevando ancora una volta l’esigenza di garantire che tutte le persone sotto la custodia dello Stato ricevano il trattamento umano e dignitoso a cui hanno diritto.