Scene degne di uno dei peggiori film dell’orrore quelle descritte in aula nella giornata di venerdì quando ha preso il via la raccolta prove del processo a carico di Nazzareno “Ronald” Dalli, 43enne di Cospicua, accusato di aver accoltellato le figlie di 12 e 15 anni della sua ex compagna, la più giovane delle quali si trova ancora ricoverata in ospedale in condizioni critiche dopo essere miracolosamente sopravvissuta all’aggressione. La vicenda si è verificata lo scorso 9 marzo nell’abitazione delle giovani vittime in Triq San Tumas, a Marsa.
A carico dell’individuo – che continua a dichiararsi non colpevole – compaiono una serie di accuse: tentato omicidio, aggressione, gravi lesioni personali, sequestro di persona, porto abusivo d’arma da taglio, possesso di cocaina, esercizio abusivo della professione di guardia privata e recidiva.
Secondo le ricostruzioni fornite dall’ispettore di polizia che segue le indagini, pare che prima della presunta aggressione Dalli fosse reduce da una intera notte trascorsa ad assumere alcol e cocaina con la sorella e due amici di nazionalità serba, dopo aver prestato servizio come guardia giurata in un locale di Marsascala. Durante gli interrogatori, l’indagato ha inoltre riferito di aver ingerito un’altra sostanza che gli era stata venduta da uno dei due serbi, sciolta nel bicchiere del secondo bar dove la combriccola si era recata per continuare consumare alcolici e stupefacenti. Da quel momento, Dalli ha dichiarato di non ricordare più nulla di quanto accaduto, nemmeno della violenta aggressione alle due giovani figlie dell’ex compagna, che sostiene di amare come se fossero le sue.
La ricostruzione dei movimenti compiuti quella notte dal 43enne ha trovato riscontro nelle foto postate sui social media, dove l’individuo appare con gli stessi indumenti indossati al momento dell’arresto, fatto salvo per la camicia. L’occhio della fotocamera sembra aver immortalato anche un coltello con una lama di 30 centimetri infilata nella cintura del sospettato, condivisa sempre sui social e accompagnata dalla scritta “vendetta”.
La descrizione della scena del crimine fornita da due poliziotti intervenuti per primi in Triq San Tumas è a dir poco agghiacciante. Ad aspettarli, fuori dall’uscio di casa, il fratello 14enne delle due giovani vittime, trovato scalzo e in totale stato di shock mentre ripeteva che Dalli aveva appena accoltellato la sua famiglia. L’arma da taglio utilizzata per la mattanza – un coltello con una lama di 30 centimetri – è stata rinvenuta appena dietro la porta nell’abitazione, ancora sporca di sangue e con il manico avvolto in un panno.
Le grida provenienti dal primo piano hanno subito richiamato l’attenzione degli agenti, che salendo le scale si sono trovati di fronte la più giovane delle vittime, riversa a terra in una pozza di sangue che ha reso impossibile identificare i punti di lacerazione e quindi arginare le emorragie al torace, alla schiena e anche alle braccia. La sorella di 15 anni è stata invece rinvenuta e soccorsa sul tetto dell’abitazione, in corrispondenza della sala da bagno, luogo in cui si era nascosta per fuggire alla furia dell’aggressore che è riuscito comunque a trafiggerle la mano procurandole dei tagli profondissimi, uno dei quali metteva in mostra l’osso.
A deporre è stato poi il turno dei due medici del Mater Dei che hanno preso in cura le due giovani vittime, ai quali sono parse chiare sin da subito le condizioni disperate in cui versava la 12enne, arrivata quasi in coma al pronto soccorso, con le vie respiratorie sul punto di collassare ed un’emorragia allo stomaco che le ha procurato la perdita del 40% del sangue in circolazione. Per salvarle la vita, i sanitari hanno dovuto intubarla e procedere con le trasfusioni di sacche di sangue, tre in tutto, prima di intervenire sulle sedici coltellate inferte dall’aggressore che le hanno rotto le costole sul lato sinistro del corpo penetrando cuore e polmoni; trafitti anche milza, fegato, pancreas e il rene sinistro. Un miracolo che sia riuscita a sopravvivere.
Infine, in aula è stata ascoltata anche la madre delle giovani vittime che ha confermato di avere avuto una relazione con Dalli durata tre anni, ma di aver interrotto ogni rapporto a fine 2023 a causa della natura violenta dell’uomo che l’ha spinta più volte a chiedere aiuto alla polizia.
Pare che l’individuo non si sia mai dato pace per la fine della storia, continuando a tartassarla di chiamate con numeri di telefono di altre persone, minacciandola anche con frasi del tipo «Dal carcere si può uscire, dalla tomba no». Una situazione dalla quale la donna aveva provato a fuggire, trovando rifugio per un periodo in un alloggio per le vittime di violenza domestica.
Il giorno dell’aggressione, l’ex compagna dell’imputato non era presente in casa poiché si trovava al supermercato a fare la spesa e, al suo rientro, ha dichiarato di essersi imbattuta nelle forze dell’ordine già presenti sulla scena, che le hanno impedito di accedere all’abitazione. In lacrime in aula, la donna ha ricordato di essere rimasta scioccata quando ha incrociato il figlio in mezzo alla strada sporco di sangue e alla vista della più giovane delle vittime che a stento è riuscita a riconoscere a causa della natura delle ferite, dichiarando: «fa paura guardarla».
Infine, la testimone ha affermato di non aver mai fornito copia delle chiavi di casa al sospettato, tuttavia teme che lui possa averne prodotta una senza chiaramente che lei lo sapesse.