Si avvicina inesorabile il giorno della condanna per Jeremie Camilleri. La scorsa settimana, il 34enne si è dichiarato a sorpresa colpevole (dopo quasi un anno in cui ha sempre scelto la linea difensiva della non colpevolezza) dell’omicidio di Pelin Kaya, investita con un Suv e poi presa a colpi di mattone mentre agonizzava a terra il 18 gennaio 2023, a Gzira.
Il tribunale ha fissato al 5 marzo la data della sentenza definitiva, con l’imputato che rischia di dover scontare l’ergastolo, il massimo della pena previsto dalla legge maltese. Questo nonostante il recente patteggiamento al quale sono arrivati i legali difensori di Camilleri con la famiglia della vittima, sfociato nella proposta di 37 anni di reclusione. Il magistrato ha però la facoltà di non accogliere la richiesta, e di infliggere all’uomo una pena detentiva maggiore.
Nel corso dell’udienza di martedì mattina, il legale di Camilleri ha confermato che l’accordo è stato frutto di mesi di incontri tra le parti.
Su Jeremie Camilleri pendono un totale di 14 capi d’accusa. Oltre all’omicidio volontario di Pelin Kaya, dovrà rispondere, tra le altre cose, di ferite gravi inferte a una seconda donna, guida pericolosa, guida sotto l’effetto di alcool e droga, aggressione a privati cittadini e resistenza a pubblico ufficiale.
Il caso ha avuto un forte impatto mediatico in tutto l’arcipelago. Un po’ per la giovane età della vittima, che proprio in quel maledetto 18 gennaio festeggiava il suo trentesimo compleanno. Ma anche per ferocia e la completa mancanza di autocontrollo di Camilleri. L’omicida si era infatti messo alla guida imbottito di alcool e cocaina, finendo per colpire una stazione di servizio e subito dopo investendo la 30enne di origini turche. Non contento, era poi sceso dalla macchina, lanciando dei mattoni addosso alla ragazza. Subito dopo, ha ferito gravemente una seconda donna presente sul luogo dell’incidente, sfondandole la testa con una pietra. Il tutto davanti a numerosi testimoni. Al loro arrivo, gli agenti di polizia hanno dovuto ricorrere al taser per immobilizzare Camilleri, ancora in preda a deliri di onnipotenza.