Nuovi risvolti sul duplice omicidio di Sliema e sui tre presunti assassini che nella tragica nottata del 18 agosto 2020 avrebbero strappato la vita a Christian Pandolfino e il fidanzato nonché mercante d’arte di origine britannica Ivor Maciejowski, rinvenuti dalla polizia allertata dalla chiamata dei vicini preoccupati per aver sentito colpi di arma da fuoco provenire dall’abitazione delle vittime.
Le indagini degli inquirenti hanno delineato i tre principali sospettati: il 28enne di origine albanese Daniel Muka, il buttafuori macedone Viktor Drakomanski e, infine, Jesper Kristiansen che, nonostante la tentata fuga in Spagna a seguito dell’assassinio, è stato intercettato 10 giorni dopo dalle autorità di Cadice in possesso di un mandato dell’Interpol e riaffidato alla giustizia maltese per affrontare il processo.
Ancora sconosciuto il movente che avrebbe spinto i tre serial killer a compiere un delitto così efferato con le autorità che negli anni hanno vagliato svariate ipotesi: dalla pista della rapina andata male sostenuta in un primo momento dalla grande quantità d’opere d’arte presente nella casa dei due partner, all’esecuzione commissionata da un quarto individuo viste le dinamiche del crimine che lasciavano presumere l’opera di sicari congiuntamente alla mancanza di elementi che suggerissero eventuali furti o, addirittura, alla tesi del crimine d’odio che, però, non avrebbe mai trovato prove a conferma.
Nonostante inizialmente i pubblici ministeri fossero orientati ad accusare i tre presunti assassini di Sliema separatamente, nella mattinata odierna è arrivato dietro front dei pm che hanno informato la Corte penale di aver formalizzato un atto d’accusa congiunto nei confronti dei tre imputati presenti quest’oggi in tribunale.
Nelle fasi iniziali della seduta il giudice ha preso atto della nota congiunta firmata dal procuratore generale e dalla difesa di Kristiansen al cui interno s’informava la corte di aver trovato la fumata bianca per concordare i termini di un patteggiamento che prevedono, in cambio della dichiarazione di colpevolezza del danese, una pena di 40 anni di carcere e il pagamento delle spese giudiziarie dell’imputato.
Una volta confermata la richiesta avanzata alla giuria e in attesa della formalizzazione del patteggiamento prevista per le prossime sedute, l’ex fuggitivo in terra spagnola ha così ottenuto la separazione dei casi evitando il rischio-ergastolo e divenendo pertanto una potenziale “arma” in mano alla corte per far luce sulla vicenda, con tutta probabilità, testimoniando contro Muka e Drakomanski senza il pericolo di scivolare nell’autoincriminazione.