Non ci sarebbero elementi che inchioderebbero Luke Vella, 28enne residente a Zabbar, messo sotto custodia nel 2020 con l’accusa di associazione a delinquere, minacce, violazione di tre precedenti condizioni cauzionali e di tentato incendio doloso ai danni di una BMW di proprietà del nuovo fidanzato dell’ex compagna.
Nel 2020 la polizia avviò le indagini quando il sospetto complice di Vella, Gordon Albani, si recò alla stazione di polizia locale per “vuotare il sacco” e rivelare i dettagli del diabolico piano nel tentativo di disinnescare la furia dell’imputato nei confronti della donna dalla quale avrebbe avuto un figlio.
Durante il processo la donna ha testimoniato di conoscere Albani, che diverse volte si era presentato al suo negozio chiedendole denaro e cibo, riportandole inoltre la sete di vendetta che Vella avrebbe bramato nei suoi confronti.
In occasione di questi incontri l’uomo le avrebbe inoltre confessato come, durante alcuni procedimenti giudiziari a carico dei due, il 28enne avesse provato a coinvolgerlo più volte nel piano ordito per incendiare la macchina del nuovo fidanzato dell’ex compagna, arrivando addirittura a offrirgli 700 euro per portare a termine il lavoro presumibilmente previsto per il 12 ottobre 2020.
Retroscena che avrebbero fin da subito spinto la ragazza e il nuovo fidanzato a sporgere denuncia alla polizia trovando, però, la dichiarazione d’innocenza di Vella che ha inoltre negato qualsiasi accordo con il presunto complice, nonostante le rilevazioni sui dispositivi cellulari avessero portato a galla venti chiamate tra i due in otto giorni diversi.
Nonostante lo schema e la frequenza delle telefonate sembrasse confermare la teoria dell’accusa, il mancato accordo tra Vella e Albani raccontato proprio da quest’ultimo avrebbe fatto cadere l’accusa di associazione a delinquere che prevede l’esistenza di un accordo tra due o più parti facendo inoltre crollare, come confermato dal magistrato, l’accusa di cospirazione per incendio doloso.
Sia il nuovo fidanzato dell’ex compagna di Vella che la donna stessa sono apparsi inoltre “convinti” che la minaccia non si sarebbe concretizzata, pertanto la corte si è pronunciata per l’assoluzione dell’imputato in quanto le accuse mosse a carico del 28enne non erano state provate oltre ogni ragionevole dubbio e, di conseguenza, Vella non poteva essere ritenuto colpevole di aver violato i tre capi d’accusa.