Il 2023 sarà ricordato come l’anno più caldo della storia dell’umanità, con tutti i rischi connessi.
A lanciare l’allarme è stato Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, in occasione della COP28, conferenza mondiale dedicata proprio al clima che si sta svolgendo a Dubai, che vede la partecipazione di circa 200 governi di tutto il mondo. Un incontro davvero importante, nonostante le pesanti assenze del presidente USA Joe Biden e della sua controparte cinese, Xi Jinping.
Ebbene, secondo Guterres l’umanità starebbe assistendo a un vero e proprio collasso climatico, con «numeri che dovrebbero far rabbrividire i leader mondiali», soprattutto gli Emirati Arabi Uniti, tra i maggiori produttori di petrolio del pianeta. La riflessione del segretario generale trova conferma e supporto da quanto comunicato dalla World Meteorological Organization (WMO) che conferma: il 2023 batterà il record assoluto di temperatura globale, con nuovi primati anche nel 2024.
Sempre stando alle parole di Guterres, le conseguenze del surriscaldamento sono sotto gli occhi di tutti: «Il livello dei ghiacci marini nell’antartico è sceso ai minimi storici così come i livelli dei mari e le temperature delle loro superfici hanno raggiunto livelli record».
In sostanza, se i “grandi” del mondo non interverranno con drastiche misure a favore dell’ambiente, la Terra sarà presto destinata a diventare un luogo instabile e pericoloso in cui vivere. L’obiettivo imprescindibile per i prossimi anni sarà limitare l’innalzamento della temperatura a 1,5 gradi. Un traguardo giudicato possibile da Guterres, che però sottolinea l’urgenza di mettere in atto nuove politiche volte all’eliminazione dell’utilizzo dei combustibili fossili su scala mondiale.
Quest’anno a presiedere il vertice è Sultan bin Ahmed Al-Jaber, ministro di Stato degli Emirati Arabi Uniti e paradossalmente a capo di una delle più grandi aziende petrolifere del territorio. Secondo lo stesso Al-Jaber, le nazioni hanno il dovere di impegnarsi a ridurre gradualmente e inesorabilmente le emissioni dannose per l’ambiente, cooperando tra loro per raddoppiare l’efficienza energetica e quadruplicare la capacità delle fonti di energia rinnovabili. Il ministro ha infine dichiarato che gli Emirati Arabi Uniti interverranno finanziariamente in favore dei Paesi in via di sviluppo, in modo che non si trovino costretti a sacrificare la crescita economica per il bene del clima, o viceversa.