Sei architetti sarebbero attualmente al centro di un’indagine condotta dalla Camera degli Architetti (KTP), ovvero dall’organismo di regolamentazione degli architetti a Malta, poiché coinvolti nei progetti di costruzione nell’area dei Templi di Gigantija.
A riferirlo è Times of Malta su indicazione di “alcune fonti” che hanno citato presunte violazioni dell’articolo tre del “Periti Act” e di una direttiva emanata all’inizio di quest’anno per regolamentare il settore nel caso di progetti legati a zone di interesse per la conservazione del patrimonio culturale. Secondo queste disposizioni, gli architetti potrebbero aver compiuto degli illeciti proponendo progetti edilizi che compromettano l’integrità ambientale o l’impatto visivo sia dei templi sia delle zone cuscinetto, o altre aree circostanti di valore storico culturale.
Se tutto fosse vero, questi professionisti potrebbero andare incontro a diverse ripercussioni, comprese denunce penali, fino alla sospensione della licenza, che impedirebbe loro di praticare il proprio lavoro in maniera temporanea oppure del tutto definitiva.
Seppur le fonti che hanno parlato con il quotidiano in lingua maltese non abbiano apparentemente fatto riferimento ad alcun progetto in particolare, la connessione con l’area dei Templi di Gigantija potrebbe pure far pensare al progetto del complesso residenziale costituito da 22 appartamenti e 20 garage seminterrati proprio all’interno della zona cuscinetto delineata dall’UNESCO per l’area di interesse storico.
Nonostante gli avvertimenti della Soprintendenza per i beni culturali e poi del Comitato nazionale del Consiglio internazionale per i monumenti e i siti contrassegnati come patrimonio mondiale dell’umanità, la Planning Authority difese il progetto dichiarando che «Questo sviluppo residenziale è stato ridimensionato e non comprometterà l’area d’importanza archeologica nelle vicinanze dei templi di Gigantija», con il ministro dell’Urbanistica, Stefan Zrinzo Azzopardi, che incalzato dai giornalisti per un commento sulla questione si limitò a confermare l’impugnabilità della decisione.