Ieri sera, cittadini, attivisti e residenti di Mosta si sono dati appuntamento nella “piazza della discordia” per celebrare il successo ottenuto dopo le azioni di protesta messe in atto per evitare lo sradicamento dei 12 alberi di ficus che i nuovi progetti di «riqualificazione urbana» avrebbero voluto portare via.
Una vittoria “popolare” nel vero senso della parola, ovvero ottenuta dal popolo, dalla gente che ha fatto sentire la propria voce pur di preservare la storia, l’identità della tanto amata piazza della quale gli alberi rappresentano un irrinunciabile riferimento, ma anche un’occasione per chiedere «responsabilità da parte del sindaco e del Consiglio locale».
Sì, perché attraverso un comunicato, gli attivisti ci hanno tenuto a sottolineare «l’urgente necessità di effettuare una completa revisione dell’Autorità per le Risorse Ambientali (ERA)», dopo che sono state riconosciute «inadeguatezze sistemiche e strutturali» all’interno della stessa autorità, che ha dimostrato di aver «ripetutamente fallito nel proteggere il patrimonio naturale di Malta; un ruolo che le è stato affidato con serietà».
Era stata infatti proprio l’ERA a dare il benestare al progetto portato avanti dal sindaco della cittadina, Chris Grech, che con il totale appoggio della giunta comunale aveva dato il via libera alle opere di «riqualificazione della piazza», che prevedevano la completa rimozione dei 12 alberi di ficus. Le stesse piante che rappresentano un importante riferimento non solo per i residenti del posto, ma anche per le numerose specie di uccelli protetti che lì vi avevano costruito il nido e che da lunedì non hanno più trovato “pace” dopo che gli operatori hanno iniziato le opere di sradicamento cimando i rami.
Un’azione netta e rapida, che aveva costretto attivisti e cittadini a correre in piazza per protestare sin dalla mattinata di martedì, nel tentativo di ostacolare i lavori.
«Questa vittoria è l’ennesima testimonianza del potere che può esercitare una folla di gente organizzata e determinata nell’ottenere giustizia» dichiarano i manifestanti, esprimendo tuttavia forte preoccupazione per il fatto che la decisione di rimuovere gli alberi sia stata presa dal sindaco e dal Comune, con il benestare dall’ERA.
«È uno scenario preoccupante quello in cui il pubblico debba controllare le autorità per far prevalere il buon senso. Ed è altresì il riflesso di un sistema politico che rafforza l’idea che i politici debbano intervenire per fare giustizia solo quando sentono che la loro popolarità è in gioco».
I manifestanti probabilmente fanno riferimento al dietrofront comunicato dallo stesso primo cittadino nella giornata di mercoledì che, piegato dalle critiche e dai dissensi, ha scelto di rinunciare allo sradicamento degli alberi.
Gli attivisti di Moviment Graffitti hanno sottolineato la necessità di assicurarsi che «il pubblico sia adeguatamente coinvolto e possa dire la sua sulle decisioni prese dal Consiglio dell’ERA» e «l’ERA stessa deve essere riorganizzata per diventare un’autorità rispettabile».
L’appello fa riferimento non solo a questo episodio, ma più in generale alla luce di «una serie di decisioni discutibili prese dall’autorità, chiaramente dannose per l’ambiente naturale, in particolare quelle che hanno portato alla distruzione di alberi e terreni agricoli per ampliare le strade, e di una scioccante compiacenza nei confronti del degrado di Comino per attività commerciali e lucrative a spese della salute della riserva naturale dell’isola sotto l’attuale amministratore delegato, Kevin Mercieca».
Gli attivisti hanno poi concluso affermando: «Non vogliamo una classe politica in cui la giustizia sia servita solo da interventi politici come se stessero facendo un favore al pubblico. Chiediamo autorità che diano priorità al benessere pubblico e alla protezione dell’ambiente, resistendo ai capricci di chi detiene il potere».