Nuovo capitolo legato alla figura dell’ex-direttore della Correctional Services Agency, Alex Dalli, che nel novembre del 2021 si è autosospeso sulla scia della triste serie di suicidi commessi dai detenuti durante la sua amministrazione all’interno delle mura del carcere Corradino.
Al centro dello scandalo alcuni abusi di potere raccontati anche dai quotidiani locali MaltaToday e Illum che, al tempo, avevano pubblicato testimonianze di prigionieri e ufficiali che accusavano il colonnello di maltrattamenti e di pratiche punitive disumane quali sedie di contenzione o, come per l’episodio raccontato da un ex-agente penitenziario, conficcando la propria pistola nella bocca dei carcerati intimiditi dalla minaccia di premere il grilletto.
Come riportato da Newsbook, nonostante la difesa di Dalli abbia parlato di «ripetuti attacchi mediatici» nei suoi confronti negando veementemente le «palesi bugie» mosse a suo carico, il tribunale ha respinto entrambe le cause di diffamazione sancendo come le ricostruzioni dei due giornali fossero verificate e in buona fede, nonché riguardanti argomenti di interesse pubblico e pertanto non considerabili calunniose.
Un’amara sconfitta quella di Dalli che è stata oggetto di discussione durante la seduta parlamentare, con il deputato PN Mark Anthony Sammut che ha alzato i riflettori su un aspetto in particolare: chi ha messo mano al portafoglio per sostenere le spese giudiziarie che hanno coinvolto l’ex-colonnello?
A fornire la risposta il ministro dell’Interno Byron Camilleri, il quale ha confermato come i costi siano stati coperti «erroneamente» proprio dalla CSA, definendo in un secondo tempo inammissibile che i fondi pubblici vengano indirizzati al pagamento di processi considerati di “natura personale” confermando però che:
«Le spese pagate per errore dalla CSA sono state rimborsate»
Tale ricostruzione ha però innescato la reazione di Sammut, dubbioso riguardo la possibilità che un ente come CSA copra costi simili accidentalmente, contrariato dall’operato del ministro reo, a suo dire, di un ingiustificato ritardo nel richiedere il risarcimento arrivando a scalfire, inoltre, la fiducia dei cittadini.
Sempre durante la seduta parlamentare, proprio il deputato nazionalista ha cercato di capire dai presenti se Dalli attualmente ricopra ancora l’incarico di inviato speciale governativo in Libia, ruolo assunto circa un mese dopo aver rassegnato dimissioni dall’Agenzia, e che lo vedrebbe al centro dei tavoli di discussione con le autorità libiche per fronteggiare l’emergenza immigrazione e coordinare le operazioni di prevenzione del traffico di essere umani.
Una domanda, però, alla quale nessuno è riuscito a conferire risposta.