È tornato in aula il processo sul duplice omicidio verificatosi lo scorso 15 ottobre a Marsa e che vede alla sbarra Iddrisu Faisal, 34enne originario del Ghana, accusato dell’omicidio volontario di Joseph Bartolo (73 anni) e della compagna Carmen Abela (56 anni), oltre che di tentato omicidio e gravi lesioni a danno di una donna nigeriana presente sulla scena, di aver procurato lievi ferite a un altro individuo e ad un poliziotto, di resistenza a pubblico ufficiale e del danneggiamento di beni di terzi.
In aula l’ispettore di polizia a capo del caso ha raccontato i dettagli emersi la mattina della tragedia, quando in centrale è arrivata una chiamata di aiuto proveniente da quella che sarebbe stata una delle due vittime, Carmen Abela, che chiedeva immediati soccorsi in merito ad un’aggressione in corso presso la fattoria in cui viveva con il compagno, terminata bruscamente dopo che l’agente di polizia ha udito dei tonfi, dei rumori di qualcosa che si stava rompendo dall’altro capo del telefono e delle grida («Vai via, Vai via!»), indirizzate verso «un uomo dalla pelle scura». Poi il silenzio. A quella chiamata ne seguirono quelle di altri cittadini, che segnalavano nella stessa zona la presenza di un individuo armato di coltello.
Intervenuti sul posto, il testimone ha dichiarato di essersi imbattuto nel corpo esanime di Abela riverso a terra in una pozza di sangue, che ostruiva il passaggio di ingresso della fattoria la cui porta era stata sfondata dall’aggressore. Tra le mani stringeva ancora il telefono con il quale aveva chiamato i soccorsi.
Lì vicino anche il cadavere di Bartolo, martoriato dai colpi inferti con delle grandi e pesanti tronchesi, uno dei quali ha raggiunto il cranio del 73enne procurandogli un profondo squarcio.
Tracce di sangue anche nella camera da letto e in giro per la casa. In una delle stanze di pertinenza della fattoria, un tempo utilizzate per la scuola di equitazione e poi convertite in alloggi, è stata rinvenuta una valigia rosa appartenuta alla donna nigeriana aggredita quella stessa mattina. Insieme al fratello ed altre persone, tra le quali l’imputato, viveva nei locali messi in affitto dalla coppia massacrata.
La situazione sul posto è diventata incandescente quando il Faisal ha opposto resistenza all’arresto ferendo lievemente un agente di polizia. L’intervento ha richiesto l’ausilio di un taser per placare l’imputato, che poco prima era già stato fermato da altri poliziotti chiamati sulla scena per placare una rissa tra due uomini, uno dei quali stava imbracciando una sbarra di ferro.
La donna di nazionalità nigeriana ha riferito alla polizia di essere stata colpita alla testa da Faisal con un grosso oggetto metallico lungo un metro, mentre quella mattina si stava lavando i denti in una delle aree comuni della struttura in affitto. La stessa versione dell’accaduto è stata riportata anche dal fratello della donna che corse in suo soccorso allertato dalle urla, tentando poi di disarmare l’imputato, il tutto sotto l’occhio delle telecamere a circuito chiuso dell’area.
Secondo la testimonianza fornita alle forze dell’ordine dal fratello di Carmen Abela, pare che circa un mese prima la coppia avesse avuto problemi con alcuni degli inquilini su questioni relative al pagamento dell’affitto, anche se la mattina della tragedia la vittima gli aveva riferito che «era tutto normale».
Più tardi però, attorno alle 9:16 di quella stessa mattina, prima di comporre il numero della polizia, Abela contattò disperata un altro famigliare dalla parte di Bartolo, chiedendo loro di raggiungerli perchè «c’è un uomo di colore che ci sta aggredendo».
Il caso dovrebbe tornare in aula nella giornata di domani.