Nella serata di ieri un centinaio di persone sono accorse a Valletta per partecipare alla veglia organizzata da Repubblika, Occupy Justice e manueldelia.com in ricordo di Daphne Caruana Galizia, morta sei anni fa per “mano” dell’ordigno fatto esplodere nella sua macchina a Bidnija.
Alla commemorazione che ha visto partecipare, tra gli altri, il padre di Caruana Galizia accompagnato dai tre figli di Daphne (Matthew, Andrew, Paul), davanti al memoriale e alla folla brandente le bandiere maltesi e le foto dei giornalisti uccisi in nome della libertà di stampa, ha preso la parola Jonathan Ferris, ex investigatore di crimini finanziari della Financial Intelligence Analysis Unit.
Sul palco Ferris ha offerto una ricostruzione del suo rapporto con la giornalista d’inchiesta maltese, mai incontrata di persona, ma con la quale avrebbe iniziato a dialogare proprio dopo il licenziamento dalla FIAU considerato “ingiusto” dalla giustizia maltese, iniziando così una corrispondenza durata fino al giorno della sua morte – «sono passati sei anni da quel momento orribile e tutto ciò che possiamo fare è imparare dal passato e fare la nostra parte» – la speranza dell’ex investigatore.
Tra le svariate testimonianze a conquistare il sostegno e la commozione dei presenti ci ha pensato un “giovane relatore”, Ethan Mifsud (11 anni), recente vincitore del concorso Active and Responsible Citizenship Competition indetto da Repubblika, e che davanti al microfono erto davanti al memoriale di Daphne ha deciso di rivolgersi direttamente ai figli della giornalista, paragonata alla madre di Jean Paul Sofia, accomunate secondo il giovane dalla medesima “fame di giustizia”, esprimendo un accorato messaggio di gratitudine nei confronti della vittima:
«Non ci conosciamo ma ho imparato molto su vostra madre che, grazie al suo coraggio, mi ha insegnato cosa significa l’integrità. Non ha mai avuto paura di dire la verità, come la mamma di Jean Paul (Sofia ndr.) non ha paura di continuare la sua lotta affinché nessun’altra madre debba perdere il proprio figlio nelle stesse circostanze»
Momenti di commozione nella piazza antistante il tribunale raccolti in seguito per mano dal Presidente di Repubblika, Robert Aquilina, che davanti alla folla riunita ha denunciato le campagne diffamatorie contro Daphne Caruana Galizia e contro la sua Ong, apostrofate come un maldestro tentativo di politici e istituzioni per infangare il suo nome e «impedire di essere svergognati», caduto nel vuoto con la storia della giornalista che rimarrà per sempre indimenticata.
Tra i relatori scesi in piazza nel nome di Daphne anche il giornalista italiano Alessandro De Lisi, curatore generale della Fondazione Falcone, che descrivendo la mafia come «una montagna di merda» tra gli applausi della folla ha in seguito mosso una critica nei confronti del governo maltese, colpevole di non aver adottato in questi anni leggi antimafia efficaci, esortando inoltre i presenti a «riprendersi in mano il proprio Paese».
In questi giorni di discussioni per promuovere una nuova riforma sui media in grado di tutelare giornalisti e organi di stampa, ci sentiamo di ripartire proprio da quest’ultimo augurio nella speranza che la penna di Daphne Caruana Galizia, come nel caso del piccolo Ethan, rappresenti un esempio indelebile di integrità e amore per la giustizia. Il primo passo dal quale, inevitabilmente, Malta deve ripartire.