La sindrome di Down è una delle più comuni cause genetiche di disabilità intellettiva che, secondo le stime dell’OMS, conserva un’incidenza tra 1 su 1.000/1.100 individui in tutto il mondo che richiedono attenzioni speciali e, soprattutto, comprensione.
Quest’ultimo un termine a quanto pare sconosciuto a Luke Mihalic, 29enne di Naxxar, che sulla pagina Facebook “Uncensored Jokes Malta”, una community (oggi chiusa) colma di contenuti black-humour di dubbio gusto, aveva condiviso un post denigratorio nei confronti degli individui affetti da questa patologia.
A far scattare il controllo delle autorità un meme caricato dal giovane contenente l’immagine di una persona non identificata portatrice della sindrome di Down e riportante una didascalia denigratoria che recitava: «Website is Down…Oooh, me too!» (il sito web è “down”, oooh, anche io!) lasciandosi andare al facile gioco di parole tra la dicitura informatica e la condizione genetica che prende il nome dal suo scopritore John Langdon Down.
Il contenuto denigratorio nei confronti di questa categoria è stato denunciato dall’allora Commissario per le persone con disabilità, Oliver Scicluna, il quale avrebbe ricevuto la segnalazione da alcuni utenti risentiti dai toni del messaggio.
Così la corte ha condannato Mihalic a pagare una multa di 10.000 euro per l’accusa di uso improprio di computer e apparecchiature elettroniche. Assolto, invece, per quella di incitamento all’odio in quanto, negli anni in cui si è svolta la vicenda, la legge non comprendeva i portatori di handicap tra le categorie tutelate da questo tipo di crimine.
La decisione del tribunale si basa sull’intenzionalità dell’imputato di diffondere un contenuto fortemente irrisorio nei confronti dei soggetti affetti da sindrome di Down, con il chiaro obiettivo di veicolare un messaggio che li categorizzi come “inferiori”, non integrabili nella società. Così ha chiosato il magistrato secondo la ricostruzione fornita da Times of Malta:
«Nessun sforzo di immaginazione può definire questo post come un’espressione artistica, satirica, comica o culturale. La corte ritiene che il meme in questione rappresenti una minaccia per le persone con sindrome di Down che sono integrate in una società che ricerca l’inclusività»