Tre imprenditori italiani hanno avviato un procedimento contro le autorità maltesi che non hanno ancora revocato un ordine di congelamento nei loro confronti, ovvero un provvedimento legislativo tipico del sistema processuale inglese che impedisce agli imputati di disporre di beni e/o somme in pendenza di un giudizio o in previsione di un’azione esecutiva, emesso dalle autorità italiane nel 2021.
È il caso di Vincenzo Cocozza, Simona de Giovanni, Umberto Cocozza e delle loro società Assiservice Properties Ltd e Assiservice Ltd, due aziende di mobili di proprietà dei tre connazionali residenti sull’arcipelago sin dal 2014 fino a quando, due anni fa, la procura maltese ha aperto nei loro confronti un fascicolo con l’accusa di riciclaggio di denaro.
Sembrava una brutta vicenda ormai alle spalle quando, nel 2022, la Corte Suprema del Belpaese aveva accolto il ricorso contro il tribunale di Napoli dichiarando che i tre imprenditori e le loro società non avessero commesso alcun reato. Tuttavia, però, nonostante la presa di posizione della giustizia italiana, rimane ancora in vigore l’ordine di congelamento e di indagine emesso dal procuratore generale maltese nei loro confronti.
Di recente i legali italiani hanno inoltre intrapreso un viaggio sull’arcipelago per incontrare l’ispettore della FCID che si sta occupando del caso e aiutare a fornire tutte le informazioni utili. Viaggio che, tuttavia, sarebbe «stato inutile», come riportato da Malta Today e scritto nel ricorso dove si evince l’avvio di una protesta giudiziaria nei confronti delle autorità maltesi.
Proprio dagli atti si legge la volontà e la disponibilità dei tre imprenditori di testimoniare la propria innocenza, insieme ai loro avvocati, scontrandosi però contro la legge di prevenzione del riciclaggio di denaro che non consente a nessun altro tribunale di rivedere gli ordini di congelamento pendenti, respingendo di fatto la loro richiesta.
A rendere impellente una decisione definitiva sull’eventuale annullamento dell’ordine del tribunale alcuni “gravi problemi di salute” che avrebbero afflitto la moglie di Vincenzo Cocozza che, allo stato attuale e con il congelamento dei propri beni, si trova impossibilitato a pagare le spese per le cure mediche della consorte.
Per questa ragione i legali dei tre italiani hanno invitato la Corte a dichiarare che l’assenza di un rimedio legale attraverso il quale poter contestare o modificare i provvedimenti di congelamento, di fatto, costituisca una violazione dei diritti umani fondamentali tutelati dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, richiedendo inoltre il pagamento dei danni materiali e morali dei propri assistiti.