Malta resta un Paese fortemente religioso e legato al cattolicesimo.
La conferma arriva dai dati di un recente studio commissionato dall’Arcidiocesi di Malta: ad oggi il 92% dei maltesi è cattolico, il 74% di questi afferma di andare a messa almeno una volta al mese, e il 40% una volta a settimana.
I dati corrispondono anche ad un censimento effettualo da Discern, l’istituto di ricerca della Chiesa, tramite un format da compilare che è stato consegnato a tutti coloro che hanno preso parte a una Messa nel weekend del 2-3 dicembre 2017: in due giorni la partecipazione è stata di 122 mila persone a 987 Messe tenutesi in 329 chiese, cappelle e altri luoghi di culto presenti nell’arcipelago.
La presenza e l’influenza della religione cattolica a Malta ha una lunga storia e radici profonde.
Come noto, tutto ha inizio più di 2000 anni fa con il naufragio di San Paolo sulle isole maltesi e la successiva opera di evangelizzazione tra la popolazione locale. Poi è arrivato il governo cristiano dei Cavalieri di San Giovanni e gli assedi delle popolazioni arabe nel corso del 1500 che hanno rafforzato sempre di più la fede e l’identità cristiana dei maltesi. Fino alla Costituzione del 1964, che ha promosso la fede cattolica romana come religione di Malta e riconosciuto alle autorità della Chiesa il diritto di insegnare il cattolicesimo nelle scuole. Ad oggi Malta resta un Paese fortemente cattolico, come dimostrano le innumerevoli “feste” paesane dedicate ai santi patroni, che la gente continua a seguire in massa.
Tuttavia negli ultimi anni alcuni segni di un processo di secolarizzazione e laicizzazione in corso nel mondo occidentale si notano anche nell’arcipelago. La presenza dei maltesi alle Messe e l’osservanza dei valori, pur mantenendo numeri elevati, sono in lenta discesa. E anche a sul piano politico e sociale, dopo l’introduzione della legge sul divorzio e il riconoscimento dei diritti civili per le coppie dello stesso sesso, cresce il dibattito su altre tematiche come l’aborto e l’eutanasia.