Per giovani e adulti i social network sono molto di più di un canale di comunicazione. Per taluni possono significare un mezzo attraverso il quale esprimersi, per altri una fonte d’informazione o semplicemente una valvola di sfogo, trasformandosi talvolta in una prova delle malefatte commesse, come nel caso degli studenti del St. Ignatius College di Qormi, finiti agli onori della cronaca dopo aver pubblicato un video che li ritraeva mentre si “destreggiavano” tra atti vandalici e bravate di ogni specie.
Il filmato, pubblicato attraverso una storia Instagram, raccoglie una serie di scene che ritraggono gli alunni che si improvvisano in acrobazie in stile “parkour” saltando sui tetti e dalle ringhiere dell’istituto scolastico, altre dove danno fuoco a dei cassonetti, altre ancora dove vandalizzano scrivanie e sedie, mentre uno di loro rasa la nuca di un compagno; il tutto, sbeffeggiando le telecamere di sicurezza.
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Episodi che hanno portato alla decisione della scuola di procedere con la sospensione dei ragazzi, commentata dal ministro dell’Istruzione Clifton Grima al Times of Malta attraverso la promessa di una strategia “fuori dagli schemi” volta a punire gli autori della bravata, costringendoli al contempo a rendersi utili, aiutando il St. Ignatius College nelle prossime produzioni di video scolastici:
«I ragazzi hanno commesso un errore ma stiamo cercando di trarre un insegnamento utile dalla vicenda facendo produrre loro dei video utili alla scuola, un po’ come si fa con i lavori socialmente utili»
Sull’argomento si è espresso anche Marco Bonnici, presidente della Malta Union of Teachers (MUT), il sindacato degli insegnanti, che si è discostato dalle parole di Grima affermando, sempre al giornale locale, come tali filmati comportino la necessità di applicare un principio di tolleranza zero nei confronti di comportamenti scorretti:
«È preoccupante assistere a scene del genere che violano chiaramente la politica disciplinare della scuola. (..) Vogliamo dimostrare loro che hanno fatto qualcosa che non va bene e che ci sono conseguenze per le loro azioni»