Una decisione del tribunale ha confermato che il City Centre di Pembroke proposto da DB Group “s’ha da fare”, mettendo così la parola fine ad anni di battaglie legali e al ricorso presentato dai Consigli locali di St. Julian’s, Pembroke e Swieqi e da ONG tra cui Moviment Graffitti, Din L-Art Helwa e Friends of the Earth Malta.
Fin dal 2017 era stato posto sotto la lente d’ingrandimento il controverso accordo di acquisizione dell’ex sito dell’Istituto del Turismo da parte di DB, avvenuto sotto il vaglio dell’ex ministro Konrad Mizzi, così come é stato messo nel mirino anche il tanto discusso piano originale approvato nel 2018 che prevedeva una torre di 37 piani, poi saltato l’anno seguente, con la revoca del permesso a seguito delle indagini su un presunto voto “pilotato” di un membro della Planning Authority con conflitti di interessi.
A seguito di un sostanziale ridimensionamento, nel 2021 diedero l’ok definitivo al progetto del City Center che, ora, comprenderà una torre di 12 piani occupata da un hotel a 5 stelle con 386 camere, altre due torri di 17 e 16 piani “ospitanti” più di 179 appartamenti di lusso, uffici, un centro commerciale, negozi, ristoranti e un parcheggio.
Nonostante la revisione delle aspettative iniziali le proteste dei residenti non sono cessate, con i detrattori che hanno continuato ad esprimere i propri timori legati all’estensione del progetto di sviluppo che nascerà in un’area prevalentemente residenziale e che porterà ad un ulteriore sconfinamento del quartiere di Paceville all’interno di Pembroke, cercando costantemente in questi anni di far saltare l’accordo affidandosi al Tribunale per l’ambiente, al Tribunale per la pianificazione o, come in questo caso, a quello giudiziario, trovandosi però di fronte, dopo oggi, ad una strada a fondo chiuso.
La sentenza del giudice pone così fine ad una battaglia legale iniziata nel 2017, con gli attivisti, i residenti di Pembroke e i Comuni limitrofi che avrebbero comunque deciso di non alzare ancora bandiera bianca, come confermato da Andre Callus di Moviment Graffitti, attraverso un post condiviso sui social:
«È un risultato deludente e sono triste per i residenti che saranno seppelliti da questa mostruosità. Si tratta dell’ennesimo caso in cui ci si inchina alla volontà delle grandi imprese a spese della comunità. Quando il progetto avrà inevitabilmente un impatto negativo sulla vita delle persone sarà il governo a risponderne. A volte vincono loro, ma ciò non significa che smetteremo di lottare»
Alla base della sentenza, la corte ha confermato come gli oppositori avessero ragione a sostenere che il tribunale d’appello della Planning Authority avesse erroneamente preso come riferimento le politiche di limitazione dell’altezza dell’hotel invece che quelle del piano locale, asserendo però come il ricorso presentato dagli “obiettori” non fosse basato su questioni di diritto ma di pianificazione esuli dalle competenze del tribunale ordinario confermando, così, come l’unica strada possibile fosse quella di respingere il ricorso.