Ha fatto scalpore la notizia di qualche giorno fa relativa ad un barcone con 500 migranti proveniente dalla Libia e con a bordo persone provenienti da Siria, Egitto, Bangladesh e Pakistan, che secondo la Ong Alarm Phone sarebbe “scomparso” in acque maltesi, senza che le autorità dell’arcipelago prestassero soccorso.
Secondo l’organizzazione, a bordo dell’imbarcazione ci sarebbero state almeno 45 donne, di cui alcune in gravidanza, e 56 bambini, uno di questi nato proprio durante la traversata.
In un comunicato congiunto, le Ong Alarm Phone, Sea Watch, Mediterranea Saving Humans ed Emergency hanno dichiarato che «Emergency ha chiesto alle autorità competenti di Malta e Italia di coordinare i soccorsi, ma queste si sono rifiutate di condividere qualsiasi informazione».
Secondo le Ong, nel pomeriggio del 23 maggio la rete Alarm Phone avrebbe ricevuto una richiesta di aiuto da persone fuggite dalla Libia. Il motore dell’imbarcazione si sarebbe spento, lasciando le 500 persone alla deriva, su una carretta che inoltre imbarcava acqua.
«La posizione GPS che hanno condiviso – continua il comunicato – li indicava a più di 30 miglia nautiche all’interno della zona di ricerca e soccorso (SAR) maltese, dove le autorità di Malta hanno la responsabilità di coordinare le operazioni di soccorso». Secondo le Ong, inoltre, numerose imbarcazioni sarebbero transitate nella zona, senza però prestare alcun tipo di soccorso.
Dopo aver perso i contatti con la nave, un aereo della Sea-Watch ha sorvolato la zona dell’ultima posizione nota del peschereccio, senza però trovarne alcuna traccia. Nella notte tra il 24 e il 25 maggio anche una nave di Emergency si sarebbe recata sul posto, assieme ad altre imbarcazioni della flotta civile. Il risultato è stato lo stesso: la nave e le 500 persone a bordo erano spariti.
«Il timore che le 500 persone potessero essere state intercettate e rimpatriate con la forza in Libia ha cominciato a crescere – recita ancora il comunicato delle Ong – Questi timori sono stati confermati la mattina del giorno successivo: le 500 persone non erano state soccorse. Al contrario, erano state trainate a rimorchio per oltre 160 miglia nautiche, ovvero più 300 chilometri, fino al porto libico di Bengasi».
«Un respingimento illegale, una vera e propria deportazione, coordinata da RCC Malta. Secondo i parenti, le 500 persone sono state condotte in una prigione di Bengasi».
Anche i parenti delle persone imbarcate avrebbero riferito del ritorno della nave in Libia, con la successiva incarcerazione dei propri cari. Ora, alla richiesta di risposte avanzata dalle Ong, le Forze Armate maltesi hanno ufficialmente respinto tutte le accuse
Secondo Times of Malta, un portavoce dell’AFM avrebbe infatti dichiarato che si sarebbero state effettuate ricerche multiple dell’imbarcazione ma, secondo un portavoce, «Nessuna barca è stata avvistata nella posizione segnalata. Le autorità maltesi non hanno giurisdizione su alcuna azione autonoma condotta in acque internazionali».