In occasione della giornata mondiale “Empty the Tanks” contro la detenzione in cattività dei cetacei, gli attivisti di Animal Liberation Malta e Moviment Graffitti sono tornati a chiedere la revoca della licenza al Mediterraneo Marine Park di Bahar ic-Caghaq, già accusato lo scorso novembre da 14 Ong di aver tentato di insabbiare la morte di alcuni delfini.
In questo contesto, nella mattinata di sabato, gli animalisti si sono dati di nuovo appuntamento davanti ai cancelli del Parco con l’obiettivo di inviare un messaggio alla Veterinary and Phytosanitary Regulation Division, evidenziando che: «La struttura non è altro che un circo che utilizza gli animali a scopo di lucro e la licenza dovrebbe essere revocata per impedire che altri delfini vengano importati in cattività a Malta».
Secondo quanto affermato dalle Ong, sarebbero addirittura 11 i delfini morti all’interno del Parco, di cui 3 solo nel 2021 ma, nonostante questo, «continuano ad essere quotidianamente protagonisti di spettacoli e programmi di interazione con il pubblico».
Gli attivisti hanno quindi insistito sul fatto che queste attività andrebbero abolite, per proteggere il benessere degli animali e iniziare un percorso per la loro riabilitazione.
«Alcuni giovani delfini conoscono solo i confini delle loro vasche e meritano di vivere liberamente in natura, non come oggetto di intrattenimento» hanno sottolineato le Ong, «I delfinari sono così obsoleti che molti parchi a livello internazionale sono stati chiusi, e Malta dovrebbe seguirne l’esempio. Non c’è bisogno di imprigionare esseri senzienti per divertimento e denaro».
Ribadendo quindi la richiesta di revocare la licenza del Parco, gli animalisti hanno espresso il desiderio che anche Malta un giorno possa “svuotare le vasche” e porre fine alla prigionia degli animali in cattività, concludendo con: «Dovremmo insegnare alle persone a rispettare la fauna selvatica nel suo habitat naturale. Nuotare con un delfino in cattività che esegue comportamenti forzati a causa della privazione di cibo non insegna il rispetto, ma la dominanza».