Non si arresta l’ondata di sbarchi a Lampedusa. Secondo le autorità italiane, nella notte tra il 24 ed il 25 aprile, sono in tutto 705 i migranti che hanno raggiunto l’isola a bordo di 19 imbarcazioni.
Mentre ieri, nel tratto di mare compreso tra l’area SAR italiana e le acque antistanti Lampedusa, si sono verificati altri quattro naufragi: due i cadaveri, fra cui quello di una giovane donna, 17 i dispersi, per i quali le ricerche vanno ancora avanti, e complessivamente 165 i superstiti portati all’hotspot.
In tutto, tra la giornata di lunedì 24 aprile e quella seguente, sarebbero circa 2.000 i migranti arrivati in Italia e, ora, il centro di prima accoglienza situato in contrada Imbriacola, è al collasso: all’alba si contavano in tutto 2.698 ospiti, a fronte di una capienza massima di 400 persone. Secondo quanto riportano i giornali italiani, almeno 130 migranti sarebbero già stati trasferiti a Porto Empedocle, su disposizione della Prefettura di Agrigento.
Come sempre, a rendere tutto tragicamente pericoloso sono le condizioni delle imbarcazioni sulle quali vengono stipate decine di persone: alcune fatte in ferro. Soprannominate “bare galleggianti” dal procuratore reggente di Agrigento, Salvatore Vella, sarebbero state le prime a colare a picco.
I migranti che viaggiavano su 14 dei 19 barchini agganciati fra la notte e l’alba del 25 aprile dalle motovedette della Capitaneria e della Guardia di Finanza hanno infatti riferito di essere giunti a bordo di “navi madre”: grosse imbarcazioni, probabilmente pescherecci, che hanno calato in mare gruppi di persone su barchini di metallo di 6 o 7 metri.
Ma le tragedie non si limitano a solcare il territorio della Penisola: anche le autorità della Libia avrebbero registrato diversi naufragi, e il recupero di almeno 34 persone morte annegate negli ultimi sei giorni.
Sulle coste della Tunisia i decessi sarebbero invece 31, tra cui due donne due bambini. E il peggio sembra non essere passato, con un altro fronte della disperazione che si starebbe aprendo in Sudan, messo a ferro e fuoco dagli scontri tra l’esercito e le forze paramilitari e dal quale potrebbero arrivare altre migliaia di disperati in fuga dalla guerra.
Secondo Ansa, i migranti proverrebbero dal Burkina Faso, Camerun, Costa d’Avorio, Gambia, Guinea, Mali, Nigeria, Senegal e Sierra Leone ed avrebbero pagato fino a 3mila dinari tunisini ciascuno per raggiungere l’Italia.
Nel pomeriggio di martedì 25 aprile, il ministro dell’Interno del governo italiano Matteo Piantedosi è volato a Lampedusa per una breve visita all’hotspot e poi subito un incontro con il sindaco delle Pelagie Filippo Mannino, occasione durante la quale ha dichiarato: «Confidiamo che a breve riusciremo ad assicurare una gestione più ordinata dei flussi migratori. Stiamo lavorando in parallelo ad una soluzione di lungo periodo anche a livello internazionale», e poi «Il piano del governo non è solo un piano per Lampedusa, ma un piano per una gestione più ordinata di quello che parte da Lampedusa. Penso a soluzioni che abbiano una proiezione non dico strutturale ma di gestione ordinata dei flussi. Ma anche soluzioni che di fatto spostino altrove il problema».
Piantedosi ha inoltre assicurato che a Lampedusa sarà dedicata una task force, un ufficio del ministero che si occupi dell’emergenza: «Noi dobbiamo lavorare affinché Lampedusa diventi l’ingranaggio di un meccanismo più ampio che funziona. E nello stesso tempo, aiutare la gente che è all’addiaccio o in mezzo ai liquami».
Gli Italiani sono sotto ipnosi e non riescono a comprendere che questa è una moderna tratta di schiavi mascherata da situazione umanitaria. Malooney, dopo aver strombazzato dai banchi dell’opposizione, ora obbedisce alle oligarchie nazionali ed internazionali che le hanno concesso di diventare capo del governo.