Il primo ministro Robert Abela ha scritto ed indirizzato una lettera al capo della magistratura Mark Chetcuti sollecitando urgenti conclusioni sull’inchiesta magistrale avviata in seguito alla tragedia che strappò la vita a JeanPaul Sofia.
Il giovane di appena 20 anni morì lo scorso 3 dicembre sotto le macerie dell’edificio crollato nel cantiere della zona industriale di Kordin.
Quattro mesi dopo il tragico evento che scosse l’intero Paese, ancora nessun nome è stato iscritto nel registro degli indagati, portando Abela a rivolgersi a Chetcuti definendo i ritardi dell’inchiesta condotta dal magistrato Marseanne Farrugia come “totalmente inaccettabili”:
«Considerando la delicatezza del caso, questo è del tutto inaccettabile, soprattutto tenendo conto dell’efficienza dimostrata dai tribunali sotto la sua giurisdizione»
Abela ha poi calcato la mano sottolineando che il magistrato a capo dell’inchiesta ha «tutte le risorse necessarie a sua disposizione per fare bene, compresi i necessari esperti tecnici», pertanto, ha aggiunto:
«Chiedo gentilmente che, esercitando i poteri e le prerogative che le competono, si assicuri che questa inchiesta magistrale volga al termine in modo tale che possa essere fatta giustizia e chiunque venga ritenuto responsabile dell’incidente paghi per ciò che ha fatto»
Nel corso degli scorsi mesi, Isabelle Bonnici, la madre di JeanPaul Sofia, non si è mai arresa e, insieme a lei, il partito nazionalista, parenti, amici, Ong e persino la presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola, si sono uniti per chiedere giustizia, cercando di dare un senso alla morte di un ragazzo di soli 20 anni e far sì che simili tragedie non si ripetano mai più.
Numerose le pressioni esercitate sul primo ministro, affinchè desse il via all’apertura di una inchiesta pubblica, mai avvenuta. Lo scorso febbraio Abela, infatti, dichiarava: «Se vogliamo giustizia, queste istituzioni dovrebbero poter lavorare in serenità», già ai tempi esortando le istituzioni coinvolte a «dare la massima importanza al caso, così che la famiglia della vittima e la società possano rapidamente ottenere giustizia».
Solleciti che a quanto pare non sono bastati, visto che a distanza di altri due mesi l’inchiesta non è ancora volta al termine, costringendo Abela ad intervenire nuovamente, sperando, che questa sia davvero l’ultima volta e che presto il povero JeanPaul possa almeno riposare in pace.