Erano in tutto 47 le Ong che domenica mattina a Valletta hanno organizzato un incontro per ricordare le vittime ed i dispersi nel Mediterraneo in concomitanza della “Giornata mondiale della CommemorAzione”, invitando i partecipanti a portare con sé delle scarpe, in memoria di chi non ce l’ha fatta a sopravvivere alla traversata.
Più di 1.300 sono infatti le persone morte o scomparse nel Mediterraneo centrale nel 2022. Vite spezzate di donne, uomini, bambini che vanno ad aggiungersi al triste bilancio delle oltre 25.000 vittime delle traversate nel “mare delle speranze” dal 2014.
«La continua incapacità del governo maltese di mantenere le proprie responsabilità nella zona di Ricerca e Salvataggio (SAR) di competenza, contribuisce a questo numero di vittime mettendo a rischio vite umane» hanno affermato i manifestanti, sottolineando che, nel 2022, le autorità locali hanno ignorato le richieste di aiuto di oltre 20.000 persone in difficoltà provenienti da 413 imbarcazioni alla deriva nelle acque SAR maltesi, solo tre delle quali hanno ricevuto soccorso da parte delle Forze armate dell’arcipelago.
«Nonostante l’affermazione del ministro Camilleri di “difendere il nostro Paese”, le decisioni del governo di ritardare ed evitare i soccorsi portano direttamente alla perdita di vite umane in mare. Loujin, quattro anni, è morta di sete nel settembre 2022 dopo essere stata per giorni in difficoltà nella zona SAR di Malta. La sua perdita evidenzia le conseguenze delle azioni del nostro governo. La politica omicida adottata dalle autorità maltesi deve essere invertita» hanno affermato gli esponenti delle varie Ong presenti alla commemorazione delle vittime del Mediterraneo, invitando le autorità locali a prestare soccorso “senza indugio” a tutte le persone in pericolo nel tratto di mare di competenza.
Ma le vittime dei viaggi della speranza non sono solo quelle in mare. Nel 2022 – hanno ricordato i manifestanti – altre 24.600 persone sono state rispedite in Libia dopo essere state intercettate nel Mediterraneo. Il loro rimpatrio è stato ampiamente condannato per aver violato il diritto internazionale e il principio di non respingimento: «la Libia non è un luogo sicuro. I migranti che non vengono uccisi subiscono regolarmente torture e stupri. Tuttavia, in più occasioni, le autorità maltesi hanno consentito alla guardia costiera libica o hanno incaricato navi private di riportare persone in Libia dalla zona di ricerca e soccorso di Malta», per questo «le azioni di Malta generano abusi, sfruttamento e portano alla morte di migliaia di persone, compresa quella dei bambini».
Sempre a Malta, continuano gli attivisti, «la retorica e le pratiche divisive del governo rafforzano la violenza vista in mare: irruzioni nelle case dei richiedenti asilo, insieme a dichiarazioni fatte da politici, incoraggiano il razzismo e ulteriore violenza».
«Malta e il Mediterraneo non dovrebbero essere un luogo dove si muore, ma dove trovare rifugio e sicurezza» hanno sottolineato i manifestanti, concludendo con: «Il governo deve rivalutare il suo approccio nei confronti dei migranti e supportare coloro che si dedicano a sostenere anche i richiedenti asilo ed i rifugiati. Salvarli è un obbligo sia legale che morale. Fino ad allora, questo Paese continuerà ad essere responsabile di mettere a rischio la vita di coloro che cercano un futuro migliore».
La manifestazione è stata organizzata dalle Ong aditus, African Media Association Malta, Alleanza Kontra l-Faqar, Allied Rainbow Communities, Black Lives Matter Malta, Blue Door Education, Caritas Malta, Christian Life Community (CLC – Malta), Dance Beyond Borders, Dar Hosea, Dar tal-Providenza, Faculty of Education, University of Malta, Fondazzjoni Sebħ, Free El Hiblu 3, Humanists Malta, Integra Foundation, Jesuit Refugee Service Malta, Kopin Malta, LGBTI+ Gozo, Malta House of Prayer, Men Against Violence, MGRM, Migrant Women Association Malta, Migrants Commission, Moviment Graffitti, Peace and Good Foundation, PeaceLab, PEN Malta, President Emeritus of Malta, Marie-Louise Coleiro Preca, Repubblika, SAR Malta Network, Segretarjat Assistenza Soċjali tal-AKM, SOS Malta, SPARK15, St Jeanne Antide Foundation, Sudanese community, The Association for Justice, Equality and Peace, The Critical Institute, The Daphne Caruana Galizia Foundation, The Good Shepherd Sisters – Dar Merhba Bik Foundation, The Justice and Peace Commission, The Malta Foundation for the Wellbeing of Society, The Maltese Association of Social Workers, The Paulo Freire Institute Foundation, The People for Change Foundation, Women’s Rights Foundation, YMCA.