Piangeva anche il cielo venerdì sera, in occasione della veglia in ricordo di Pelin Kaya, la giovane donna di origini turche uccisa a inizio settimana da un’auto pirata guidata da un uomo imbottito di alcool e cocaina.
A sfidare la pioggia sono state oltre cento persone, la famiglia della vittima, i suoi amici e i suoi colleghi, ma anche tanti che non conoscevano Pelin, e che hanno deciso di unirsi al dolore dei suoi cari, per dire “basta” a morti così assurde.
Pelin è morta un’ora dopo aver festeggiato il suo trentesimo compleanno. E così, la sua famiglia ha deposto sul luogo dell’incidente una torta. La sua torta, alla quale manca la fetta che aveva mangiato insieme agli amici poco prima di perdere la vita. Viola, bellissima, ma con una scritta in inglese che lacera il cuore: “Perché Dio, perché?”. Un riferimento ad una puntata della sitcom “Friends”, ma che alla luce dei fatti assume un aspetto ancora più significativo.
Hanno cantato “Happy birthday” ancora una volta, e per l’ultima volta. Accanto alle centinaia di fiori deposti davanti alla vetrina del KFC dove Pelin ha esalato l’ultimo respiro, e dove sono stati lasciati anche alcuni cartelli che chiedono a gran voce giustizia: “Ci fidiamo della comunità maltese” e “Non è un incidente, è un omicidio”. Presenti anche il leader dell’opposizione Bernard Grech e il sindaco di Gzira Conrad Borg Manche.
A intervenire alla veglia è stato lo zio di Pelin, con l’aiuto di un traduttore: «Stava facendo così tanti sogni su Malta, era come se l’avesse scelta al posto della sua famiglia. Pensavamo fosse un luogo sicuro, ma si è rivelato diverso. Speriamo che il responsabile riceverà la punizione che merita».
La madre di Pelin era invece assente. Il dolore è ancora troppo forte, così tanto che non è riuscita a volare a Malta per rendersi conto che non è un incubo, ma una triste, bruttissima realtà. Il corpo della giovane dovrebbe essere già in viaggio per la Turchia, dove avrà una degna sepoltura, lontano da Malta, da quel posto su cui nutriva speranze di un futuro appagante e ricco di soddisfazioni.
«Era una designer di interni e un architetto di successo, e voleva farlo qui. Pelin era innamorata di Malta», ha continuato lo zio. Accusato della morte della giovane è Jeremie Camilleri, 33enne di origini franco-maltesi con numerosi precedenti penali. Dopo aver terminato la sua corsa impazzita contro la vetrina del KFC, Camilleri è uscito dall’auto e si è accanito sulla vittima, scagliando alcune pietre su di lei e contro altre persone presenti. Solo l’intervento della polizia con il taser è riuscito a fermarlo.
L’uomo era alterato da alcool e cocaina. Un aspetto che ha toccato visibilmente anche il magistrato che nella giornata di giovedì ha presieduto la prima udienza in tribunale sul caso, condannando gli effetti generati da chi abusa di sostanze per divertirsi a discapito della vita altrui.
Sulla questione è intervenuto inoltre l’arcivescovo Charles Scicluna, scagliandosi anche lui contro l’uso di droghe: «I nostri giovani cadono nella cattiva abitudine della droga. Finiscono per farsi del male, uccidere persone, crocifiggere le loro famiglie e finire senza soldi. Ha senso?» ha affermato durante la messa di giovedì.
Nonostante le forti prove indiziarie, Jeremie Camilleri si è dichiarato non colpevole delle accuse mosse contro di lui, tra cui l’omicidio volontario.