Ogaga Epete, 26enne nigeriano, residente a Bugibba, è stato citato in giudizio davanti al magistrato Ian Farrugia per rispondere alle accuse di stupro, lesioni personali lievi e sequestro di persona, dopo che avrebbe costretto la sua ex fidanzata a fare sesso con lui, di fronte un altro uomo, compiendo una sorta di “rituale”.
Il fatto si sarebbe consumato ad ottobre nell’appartamento della donna a Gzira, dove questa è stata trattenuta contro la sua volontà nel compiere atti sessuali non consensuali che le hanno anche lasciato lievi ferite, come certificato da due ginecologi ed un medico legale.
Epete si sarebbe presentato a casa della presunta vittima pretendendo “piaceri sessuali”, in una sorta di connessione carnale sotto forma di rituale, costringendola anche a spogliarsi davanti al suo coinquilino, figlio di un amico dell’imputato.
Nel racconto dei fatti fornito in tribunale dall’ispettore di polizia, l’episodio non avrebbe avuto precedenti in passato. Secondo la donna, infatti, Epete non si sarebbe mai comportato così prima d’ora, neanche quando i due avevano avuto una relazione.
A seguito della denuncia presentata il 25 ottobre, giorno dopo l’accaduto, il 26enne sarebbe stato condotto in un primo momento presso un centro sanitario e successivamente trasferito al Mount Carmel, dove i medici hanno constatato l’idoneità dell’imputato a comparire in tribunale per il processo.
Per Epete, che si è dichiarato non colpevole delle accuse, l’avvocato difensore ha avanzato la richiesta di libertà su cauzione, motivata dal fatto che l’uomo avesse un’occupazione ed un indirizzo di residenza.
Ipotesi rigettata dall’accusa, preoccupata dell’assenza di legami dell’imputato con Malta, luogo in cui non risiede la sua famiglia. Per di più, dall’ospedale, Epete avrebbe già tentato di contattare la presunta vittima, ancora attesa al banco dei testimoni, correndo quindi il rischio di manomettere le prove, costringendo la donna a ritirare le accuse ed ostacolando il corso della giustizia.
Tenendo quindi conto della gravità delle accuse e del fatto che i testimoni più importanti devono ancora recarsi alla sbarra, il magistrato ha respinto la richiesta di libertà provvisoria ed ha emesso un ordine di protezione a favore della presunta vittima per la durata del procedimento.