L’aborto potrebbe diventare una procedura standard. È questa in sintesi la paura che ha spinto decine di organizzazioni e migliaia di persone a riversarsi nelle strade di Valletta domenica pomeriggio. Tutti contro l’emendamento alla legge sull’interruzione di gravidanza proposta dal governo, che potrebbe essere approvata in parlamento prima delle festività natalizie.
Il disegno di legge prevede la depenalizzazione della pratica abortiva in caso di seri rischi per la salute e la vita della madre. Se le intenzioni si concretizzassero, medici e donne non rischierebbero conseguenze penali in caso di interruzione della vita del feto, se il quadro clinico lo richiedesse. Al momento l’aborto è completamente vietato a Malta e, in caso di attuazione, prevede pene che vanno dai 18 mesi ai 3 anni di carcere.
La manifestazione, organizzata da “Life Network Foundation” in collaborazione con “Doctors for Life” e “I See Life” è stata di sicuro effetto, con il corteo inizialmente riunitosi sulle scale della Castille, attorno a una grande stampa raffigurante un neonato. In tutta la piazza, attivisti e manifestanti hanno inoltre distribuito la stessa immagine del neonato e bandiere maltesi.
La folla ha poi marciato in direzione del tribunale, alzando cartelli dalle scritte eloquenti, come “tieni l’aborto fuori da Malta” e “proteggi i nostri bambini”, cantando inoltre “no all’aborto sì alla vita”.
Sono state tante le figure maltesi di spicco a intervenire durante la manifestazione. Tra tutte, l’ex presidente Marie Louise Coleiro Preca, che ha guidato la protesta, il leader del partito Nazionalista Bernard Grech e l’arcivescovo Charles Scicluna. Secondo Preca, l’emendamento così come è stato presentato rischierebbe di sdoganare l’aborto, rendendolo accessibile non solo in casi estremi: «La mancanza di chiarezza in questo emendamento – ha affermato – preoccupa me e molti altri. La questione è trasversale alle divisioni politiche o religiose e merita una discussione seria e matura».
Per “I See Life” l’obiettivo è proteggere i nascituri: «Con l’aborto si perde sempre una vita. Sappiamo che ci sono donne che soffrono di molti problemi, sanitari e sociali, ma la risposta è fornire loro il giusto supporto”.
Sempre la stessa organizzazione si è resa protagonista di un’iniziativa il giorno precedente alla manifestazione. Gli attivisti hanno infatti posizionato numerosi passeggini sui gradini di Castille, ognuno con un cartello con scritto “non uccidermi”.
«Questa azione – spiegano gli attivisti – si è svolta davanti al presepe per ricordare alla gente che il Governo sta introducendo questo emendamento durante il periodo natalizio, in un momento in cui le famiglie si preparano a trascorrere del tempo in compagnia dell’altro e in cui si celebra la vita».
La manifestazione di domenica ha avuto un grande seguito. Gli organizzatori della protesta parlano di circa 20.000 persone presenti, anche se non sono stati forniti dati ufficiali. All’emendamento sull’aborto sono in molti a opporsi: 44 organizzazioni, 80 accademici e ben 450 medici, oltre ovviamente alla chiesa e all’opposizione politica, che si dicono contrari al volere del governo.
Dal canto suo, il primo ministro Robert Abela continua a ribadire l’intenzione di portare avanti il disegno di legge. Questo nonostante il presidente George Vella abbia avanzato l’ipotesi di dimettersi, pur di non mettere la propria firma sull’emendamento.
Un ulteriore attacco alla politica dell’arcipelago arriva sempre dall’opposizione, per la precisione da NetNews. Secondo il notiziario nazionalista, il governo avrebbe infatti comprato lo spazio pubblicitario dei giornali cartacei di domenica per fare propaganda. Ovviamente a favore dell’aborto, e ancora più ovviamente proprio nel giorno della manifestazione contro l’emendamento. Il tutto, sempre secondo NetNews, con i soldi dei contribuenti.