Trovano conferma le accuse mosse da un’ex componente della Malta Philharmonic Orchestra, che ha recentemente denunciato di aver subito molestie sessuali da un funzionario del complesso musicale.
Questa mattina sarebbe infatti comparso in tribunale un 31enne residente a Gozo, che si sarebbe subito dichiarato colpevole delle accuse per comportamenti sessuali indesiderati, incluse quelle per l’uso improprio di apparecchiature elettroniche di comunicazione.
La corte ha posto il veto sulla divulgazione delle sue generalità per proteggere l’identità della vittima, nonostante le rimostranze dei legali della donna stessa. L’udienza è quindi iniziata a porte chiuse, per poi proseguire concedendo l’accesso ai media locali che hanno riportato la notizia, ma con il divieto di pronunciare il nome dell’imputato.
In aula, la denunciante avrebbe confermato quanto riportato nella sua lettera di dimissioni, arrivate per il forte stress causato dalla situazione, raccontando di «abusi e molteplici episodi di molestie sessuali avvenuti in ufficio e durante le funzioni lavorative», che l’avrebbero convinta a lasciare il lavoro per tutelare la propria salute fisica e psicologica.
Gli episodi si sarebbero protratti per tre anni, dal 2019 fino al mese scorso: secondo le ricostruzioni, la vittima sarebbe stata oggetto di messaggi sessualmente espliciti, e sarebbe anche stata palpeggiata in più occasioni contro la sua volontà.
Stando alla linea difensiva, l’imputato sarebbe sotto cure mediche per curare un forte stato di ansia, che gli avrebbe anche causato serie difficoltà a recarsi all’estero per studiare al fine di diventare violinista, compromettendone la carriera. Un aspetto, sempre secondo i legali dell’uomo, di cui si sarebbe dovuto tener conto nella sentenza. Inoltre, dopo la denuncia della donna tra i due non ci sarebbe più stato alcun contatto, secondo l’accusa dovuto al solo fatto che l’assistita avrebbe deciso di bloccare l’imputato sui social.
A fronte di questi elementi e dell’ammissione di colpa, il tribunale ha emesso una condanna di un anno di reclusione, sospesa per i prossimi quattro anni. L’imputato quindi non andrà in carcere a meno che in questo periodo non commetta altri reati. Il magistrato ha infine vietato qualsiasi contatto con la vittima, imponendo un ordine restrittivo. La sentenza sarebbe stata raggiunta in accordo tra difesa e parte civile, che avrebbero convenuto non fosse necessario applicare una condanna detentiva.