Malta è un Paese in continuo mutamento e, con la presenza del 22% di cittadini stranieri, oltre ad essere il più densamente popolato nell’UE, si dimostra anche estremamente multi-culturale, frutto di un continuo afflusso di persone che si trasferiscono sull’arcipelago alla ricerca di un lavoro ed una vita migliore.
Ma questo netto cambiamento rispetto al passato come viene percepito da chi, in questo Paese, ci vive da sempre?
Una risposta, seppur parziale, alla domanda, sembra averla fornita l’esperienza di Karmenu Duca, missionario maltese della Congregazione di Santa Madre Teresa, per anni di stanza a Calcutta, che attraverso le pagine del Times of Malta, spiega i riscontri ricevuti da alcune persone una volta rientrato sull’arcipelago dopo cinque anni di lontananza.
Tra le maggiori diversità culturali dei due Paesi c’è senza dubbio quella della stratificazione sociale legata ad un meccanismo di gerarchie di carattere rigorosamente ereditario esercitato in India, il cosiddetto “sistema delle caste”, ufficialmente abolito nel 1947, ma ancora attuale. Una realtà oggettivamente molto distante da noi ma, concretamente, sarà davvero così?
Duca ha portato infatti alla ribalta una riflessione sulla società moderna che, seppur mantenendone le distanze, sposa un modello che mette da parte la meritocrazia a favore del “diritto di sangue”.
Ad incuriosire maggiormente le persone che hanno interloquito con il missionario, pare essere stato, appunto, il sistema a caste indiano, che Duca aveva cercato di illustrare loro portando ad esempio ciò che avviene ogni domenica sul Times of India, dove è possibile leggere annunci di matrimonio che fanno espressamente riferimento alla casta, alla religione, al denaro guadagnato e persino al colore della pelle. Addirittura alcune diocesi cattoliche da più di quattro anni sembrerebbero essere senza vescovo per motivi analoghi.
Un modo di percepire e vivere la società che, a sentire Duca, pare essere stato aspramente criticato dai maltesi con i quali ha avuto modo di interagire, che sembrerebbero essersi definiti scioccati, puntando il dito sull’arretratezza della cultura indiana. Una reazione che l’uomo ha definito “ipocrita”, aggiungendo: «Quello che i maltesi non si rendono conto è che, al giorno d’oggi, sono loro che stanno creando un nuovo sistema di caste».
Secondo il missionario, infatti, l’attuale struttura sociale locale sembra ricalcare la fisionomia e gli effetti di quella a caste adottata dagli indiani: «Ammettiamolo, molti maltesi sono razzisti. Non si rendono conto di ciò che oggi stanno creando. Chi pulisce le loro strade e raccoglie la loro spazzatura? Gli africani. Chi lavora nei cantieri? Profughi siriani. Chi somministra loro i medicinali? Gli indiani. Chi si prende cura dei loro genitori anziani? I filippini. E chi consegna il cibo alla loro porta perché sono troppo pigri per cucinare o andarselo a prendere da soli? Indiani e nepalesi».
Pur non avendo citato alcun dato a sostegno della propria tesi, rimanendo in tema, è una realtà come le aziende di consegne di cibo a domicilio riescano ad attirare ogni anno numerosi fattorini provenienti da Paesi terzi in uno stato multi-culturale come Malta.
«Chi può gestire il traffico caotico su uno scooter meglio di un indiano, che con Malta tra l’altro condivide la guida a sinistra?», si è domandato il missionario.
Tornando sull’episodio dello sciopero indetto a luglio proprio da questa categoria di lavoratori, Karmenu Duca cita una frase espressa da un fattorino indiano che ha scelto di rimanere anonimo, l’indomani che l’azienda di consegne per la quale lavora ha espresso come non ci sarebbe stata l’intenzione di cambiare il dividendo degli utili: «Non c’è altro da fare che continuare a fare questo lavoro».
Secondo il missionario maltese, questa frase esprimerebbe l’archetipico di una persona legata ad un sistema a caste: la rassegnazione e la consapevolezza che la propria vita non lasci spazio a sogni, obiettivi e aspirazioni.