I figli di Daphne Caruana Galizia hanno portato la loro richiesta di giustizia al Consiglio d’Europa, sostenendo l’assegnazione di un relatore speciale a Malta per monitorare le indagini sull’attentato.
Matthew, Andrew e Paul Caruana Galizia hanno rivolto tre accorati appelli durante una seduta del Consiglio d’Europa a Strasburgo, raccontando come le tante pressioni e minacce subite dalla giornalista gli abbiano dato l’impressione di «osservare al rallentatore il compiersi di un assassinio».
Queste le parole di Andrew:
Mia madre non era libera di lavorare, ma ha lavorato nonostante tutto, e la sua morte è stata l’ultima vera prova di indipendenza rispetto al Governo. Stava semplicemente svolgendo il suo dovere di giornalista investigativa, e le istituzioni maltesi non soltanto non sono riuscite a proteggerla, ma sono state complici delle pressioni a suo carico. Membri chiave del governo e della polizia sono stati mobilitati per seguirla. La nostra casa è stata data alle fiamme due volte e abbiamo perso il conto del numero di cani che ci hanno ucciso. Abbiamo trovato un cane con la gola tagliata davanti alla porta di casa, e altri cani massacrati a morte. Nell’ultimo anno della sua vita, si è ritrovata a ricevere 47 denunce per diffamazione, pari al 90% di tutti i casi a livello nazionale, nonché a cinque denunce per diffamazione aggravata: i tribunali avevano il potere di liquidare questi casi come atti vessatori ma non l’hanno fatto.
Una delle ultime cose che mi ha detto mia madre nell’ottobre 2017 è stata: «Stanno cercando di friggermi viva». Stava affrontando molestie organizzate su tutti i fronti: legale, finanziario e persino psicologico attraverso campagne di odio. Anche noi eravamo tutti presi di mira. Nostro padre è stato preso di mira da indagini vessatorie, io sono stato richiamato da un incarico diplomatico, Paul è stato attaccato su tutti i media qualche anno fa e Matthew è costantemente molestato dai troll sui social media. Questo è l’ambiente in cui lavorava nostra madre, e così è stato possibile ucciderla. Il suo assassinio non è stato del tutto inaspettato: l’abbiamo visto svolgersi al rallentatore.Nostra madre è stato un nome conosciuto per 30 anni, ma poiché era una voce solitaria, essendo tanti media ridotti al silenzio dalle minacce legali, lei era estremamente vulnerabile. Fu in questo contesto che il suo assassinio divenne concepibile. La gente ci ha chiesto se nostra madre dovrebbe lasciare Malta, e abbiamo anche cercato di incoraggiarla a pensare di lasciare il Paese continuando il suo lavoro dall’estero, ma è rimasta. In fondo, penso che fosse pronta ad affrontare qualsiasi pericolo. Il fatto che le persone di cui ha parlato nelle sue inchieste siano rimaste impunite, e che qualsiasi tipo di risposta istituzionale sia stata bloccata, spiega come anche il suo assassinio sia stato possibile.
Se nel caso di nostra madre non sarà fatta giustizia, sarà come ucciderla una seconda volta, e se i crimini che lei ha raccontato non saranno oggetto di indagini e processi, sarà morta invano.