Sulla triste vicenda di Loujin, la bimba di soli quattro anni che ha tragicamente perso la vita dopo dieci giorni di agonia in mare a causa della mancanza di soccorsi nell’area di ricerca e salvataggio di Malta, è intervenuta la Commissione Giustizia e Pace dell’Arcidiocesi del Paese che martedì, attraverso un comunicato-fiume, ha esortato le autorità ed i politici maltesi a dare priorità al salvataggio delle vite umane, evitando di usare «un linguaggio che alimenta le fiamme dell’indifferenza sulla tragedia».
La piccola, di nazionalità siriana, si trovava con la mamma e la sorellina di un anno a bordo di un barcone carico di migranti, partito dal Libano e finito alla deriva nel Mediterraneo. Ai numerosi appelli lanciati nei giorni scorsi da Alarm Phone nessuna autorità maltese né greca ha dato seguito. Secondo quanto si apprende dai media italiani, i soccorsi sarebbero poi arrivati tramite una nave mercantile di passaggio inviata dalla Grecia. Ma dopo dieci giorni senza né cibo né acqua, per Loujin era troppo tardi.
«Loujin è morta perché l’azione delle autorità competenti per salvare la vita di 60 persone bloccate in mare è arrivata troppo tardi» si legge nel comunicato della Commissione Giustizia e Pace, che sottolinea inoltre come le legittime domande avanzate da parte di parenti, giornalisti, rappresentanti delle ONG e cittadini di buona volontà in merito alla posizione delle imbarcazioni e a qualsiasi azione intrapresa dalle Forze Armate di Malta non dovrebbero essere accolte con silenzio o respinte sommariamente.
Sulla questione migranti, ricordando le parole di Papa Francesco durante la sua recente visita a Malta, la Commissione Giustizia e Pace ha ricordato come, nonostante il pontefice abbia esortato i cittadini a passare dall’indifferenza alla solidarietà, «sia triste constatare che a Malta, la morte di Loujin è stata nuovamente accolta da un silenzio assordante in certi ambienti».
Sull’arcipelago, infatti, la notizia, sembra essere stata totalmente ignorata dalle istituzioni e dagli esponenti politici, salvo qualche rara eccezione. Come, ad esempio, quella dell’ex presidente Marie-Louise Coleiro Preca, che nei giorni scorsi ha diffuso su Facebook la foto della piccola siriana, esprimendo tristezza per la tragedia e delusione rispetto al fatto che Malta sia stata menzionata tra i Paesi che hanno rifiutato di salvare Loujin.
Il presidente della Commissione, Daniel Darmanin, ha dichiarato: «Sembra che ci siamo abituati a questa tragica ed evitabile perdita di vite umane. Quando queste persone gridano aiuto, nessuno sembra ascoltare. E se ascoltiamo, sembra che non ci importi abbastanza da fare qualcosa. La questione della migrazione è sicuramente complessa e complicata. Tuttavia, quando si tratta di soccorso in mare, non possiamo mai perdere di vista una semplice verità: non ci sono esseri umani più degni di altri della nostra considerazione, cura e protezione. Quando ci sono vite in gioco, tutto il resto è secondario».
La Commissione Giustizia e Pace conclude sperando che la prematura morte di Loujin abbia la forza di sconvolgere e “scrollare di dosso”, una volta per tutte, il torpore dell’indifferenza che porta a crudele perdite di vite umane. Da gennaio, oltre 1.000 richiedenti asilo hanno perso la vita nel Mediterraneo. Tragedie che si consumano quasi all’ordine del giorno, anche se non sempre fanno notizia.
A parlare invece molto, di Loujin, in Italia, è stata l’attivista Nawal Soufi, ritenuta un punto di riferimento della comunità siriana in Sicilia, che su Facebook ha utilizzato parole pesanti per raccontare la tragedia: «Loujin è morta a causa delle politiche europee! È morta tra le braccia della madre mentre diceva “mamma ho sete”», mentre in un post precedente risalente al 7 settembre scriveva: «Sappiamo con certezza che le persone a bordo del barcone avrebbero potuto essere tratte in salvo da Malta nel momento in cui stavano imbarcando acqua, quando riferivano che i bambini erano senza acqua e cibo e pertanto rischiavano di morire di stenti. E invece li hanno lasciati lì, fino a quando una bambina di quattro anni è morta per disidratazione».